giovedì 1 giugno 2017

La massaia compra cipolle, e io le do Neruda, compra le fettine e le offro Baudelaire





Il poeta vecchio
Lo incontro alle Poste,
mentre con entusiasmo
affiggo carte e versi.
Sta leggendo: dalla sua concentrazione
intuisco una sete di parole
che esaltano e placano.

Mi avvicino: oggi regalo bellezza
e mi piace comunicarglielo.
E’ la giornata della poesia
e regaliamo poesie a tutti.
La massaia compra cipolle, e io le do Neruda
Compra le fettine e le offro Baudelaire,
va dal fioraio
e sento che devo darle Prévert.

Lui mostra una triste vivacità febbricitante
Mi dice: anch’io ho delle poesie.
 

Con la mano del cuore
Sfila dalla giacca sdrucita
Un opuscoletto smilzo
Ottavo di fogli poetici.

Sorrido del dono, gratuito come  i doni devono essere
Si incoraggia, ed esce dalla stessa tasca
Una cosa simile alla prima
Ma in vernacolo.

Non ho tempo di leggerli adesso – i versi
Ma la ringrazio .
Venga, oggi in piazza si fa festa,
nel pomeriggio invaderemo il centro.
Di sera, saremo lì. Venga, potrà recitarcele.
Ma io…non esco la sera. E poi… vedremo.
Imbarazzato incespica, si allontana,
eppure non va via.
Pudico, ritroso, mi vuol lasciare libero
Libero col mio entusiasmo a lui così estraneo.
E si va a rintanare in un angolo
Fingendo di leggere altre affiches.

Fabrizio Sapio





Anche stamane claudicante claudica verso la fermata del bus
Io so che non è il fazzoletto d’appretto profumato
ciò che dal taschino sporge
Son versi, parole d’umido inchiostro che sembrano
sonagli
Ne ha financo sotto il berretto
O Luigi, è un fiore in bocca la poesia
Vieni, sosta sull’uscio che io ti baci
Il tuo segreto raminga tra sedute e donne in due piegate
Tra voleurs che sfilano borselli e cellulari
Ecco, tu speri che rubino i tuoi versi
e che li portino come bottino nei luoghi più impensati
Qualcuno un tempo li graffiò sui muri,
sulla corteccia ruvida, sul palmo della mano
un altro li mimò impavido dell’insegnante miope
Claudica verso il bus,
della tua rima fai ventaglio
del tuo sonetto parasole
ma prima che tu vada, qui sull’uscio io ti bacio
o mio poeta squinternato.

Adele Musso





A Vittoria Colonna


Un uomo in una donna, anzi uno dio,

per la sua bocca parla,

ond'io per ascoltarla

son fatto tal, che ma'  più sarò mio.

I' credo ben, po' ch'io

a me da lei fu' tolto,

fuor di me stesso aver di me pietate;

sì sopra 'l van desìo

mi sprona il suo bel volto,

ch'io veggio morte in ogni altra beltate.

O donna che passate

per acque e foco l'alme

a' liei giorni,

deh, fate c'a me stesso più non torni.

(Rime, Michelangelo)




 immagini e selezione poetica a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio (gli irriducibili).

6 commenti:

  1. Wow che bello leggervi appena sfornati : brioches calde inzuppate nel verso liquido che ancora fuma. Che colazione coi fiocchi (questa non ingrassa, nutre)

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  2. Grazie cara assidua lettrice. gli irriducibili durano ancora. Fabrizio

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  3. Mi piace. Resterei così per dire con poco quello che mi placa ed è tanto che nessuna voce in più può adornare. REsto incantata sulle cipolle e Neruda, sulle fettine e Baudelaire. Nonchè Prevert.
    E l'attesa appassionata di Adele del poeta che rende allegri e che con Monica qui ci si nutre più che saziarsi

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  4. lattina creativa improvvisata e quasi autoreferenziale, ma così libera nell'ispirazione e sincera nei sentimenti che fa effetto! Grazie Adele, siamo un'ottima squadra: in tempi di individualità sfrenata, è bello!
    grazie a Clo e a Momi, ormai scriviamo solo per voi (oltre che per esprimerci).Fab

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  5. Bella l'immagine della poesia donata al mercato e l'uomo timido che pure ha le sue -amate - che tiene intasca. E concordo con Adele: è un fiore in bocca la poesia.
    Se scrivere fosse un pranzo la poesia potrebbe essere la frutta, si mangia anche fuori pasto e sempre deliziosa, dissetante, gustosa e non stanca mai.

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