mercoledì 24 febbraio 2016

E' del poeta il fin la meraviglia





(Botticelli)


 
È del poeta il fin la meraviglia
(parlo de l’eccellente, non del goffo):
chi non sa far stupir, vada a la striglia

Giambattista Marino (1569-1625)


                                                          Il bacio di Marte (Lorenza Corpullis)



Nella sua bocca spiccano perle
chiuse nel cerchio della corniola.
Acuminate lame di ciglia
sono una spada fine a due tagli.
Un solo bacio su quella bocca
apre il sentiero della paura. 

Ibn At-Tubi (secolo XI)









                                                            Cleopatra (Artemisia Gentileschi)





Feritevi, ferite,
viperette mordaci,
dolci guerriere ardite
del Diletto e d'Amor, bocche sagaci!
Saettatevi pur, vibrate ardenti
l'armi vostre pungenti!
Ma le morti sien vite,
ma le guerre sien paci,
sian saette le lingue e piaghe i baci.
Giambattista Marino

                                             Venere e Cupido (P.P. Rubens)
 



Mientras por competir con tu cabello,
 oro bruñido el Sol relumbra en vano,
 mientras con menosprecio en medio el llano
 mira tu blanca frente al lilio bello;

mientras a cada labio, por cogello,
 siguen más ojos que al clavel temprano,
 y mientras triunfa con desdén lozano
 de el lucente cristal tu gentil cuello;

goza cuello, cabello, labio y frente,
antes que lo que fué en tu edad dorada
oro, lilio, clavel, cristal luciente

no sólo en plata o víola troncada
 se vuelva, mas tú y ello juntamente
 en tierra, en humo, en polvo, en sombra, en nada.
 Luis de Góngora (1561-1627)

Finché dei tuoi capelli emulo vano,
 vada splendendo oro brunito al Sole,
 finché negletto la tua fronte bianca
 in mezzo al piano ammiri il giglio bello,

finché per coglierlo gli sguardi inseguano
 più il labbro tuo che il primulo garofano,
 finché più dell’avorio, in allegria
 sdegnosa luca il tuo gentile collo,

la bocca, e chioma e collo e fronte godi,
 prima che quanto fu in età dorata,
 oro, garofano, cristallo e giglio
 non in troncata viola solo o argento,
 ma si volga, con essi tu confusa,
 in terra, fumo, polvere, ombra, niente.
 (trad. Giuseppe Ungaretti)





Giovani donne che offrite all’amore
provvidi seni e membra turgidissime
e possedete l’umido rossore
d’un carnoso garofano e soavissime

labbra pronte al sorriso e all’abbandono.
Voi, matronali figlie della carne,
mostrate a questa donna quali sono
le dolcezze del grasso,  e le superne

gioie d’una beltà rotonda e curva.
L’artista non sdegnò la grassa grazia.
L’altera dea, Giunone la proterva,
si compiacque di giungere in letizia

all’adiposa soglia d’una stazza
ch’era di belle forme, e non magrezza.

Poeti che cantate un inno a sera
che renda lodi a chi è di taglia forte
dite: “costei è la sola che ha il potere
di tacitare l’urlo della morte!”

Che t’importa se il mento è già una spanna!
Compiaciti del lusso della ciccia!
E non far diete, mangia brioche con panna
Piuttosto che grissino con aliccia.

Fa’ che il lardo si mostri dalle gambe,
mira ad avere un bel popò polposo;
paffuta sii nel viso, grasse ambe
le braccia, e mostra un seno prosperoso.

Il grasso è bello e la magrezza stanca.
Butirroso è il futuro ed ampia l’anca.
Fabrizio Sapio

                                                         (Gustave Courbet)


                                                                     (Botero)


Selezione poetica e immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio