mercoledì 30 settembre 2015

Il fieno è falciato il cacciatore ha sparato, l'autunno è inaugurato: Il grillo si è murato nella tomba in mezzo al prato. G.Rodari









Autunno mansueto, io mi posseggo
e piego alle tue acque a bermi il cielo,
fuga soave d’alberi e d’abissi.
Aspra pena del nascere
mi trova a te congiunto;
e in te mi schianto e risano:
povera cosa caduta
che la terra raccoglie.
Salvatore Quasimodo











In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.
Nazim Hikmet










 

Nascean le stelle; la lontana chiesa
Emanava armonie. Reprobamente
Vagolando pe' campi io le sentivo;
E una voce, repente,
Surta dall'ombra e che parea d'un vivo
Gridommi a lato: — «Tutto ciò che pesa,
Uomo, ha peccato.»

Io tutto mi restrinsi per paura,
Nè corpo vidi che paresse accanto;
La notte s'avanzava e in bel celeste
Cangiava l'amaranto.
Era l'ora che fa le cose meste,
Quando negli orti — fra le vecchie mura
Errano i morti.

La sinistra parola m'avea scosse
Le radici del core e all'aura bruna
Vagavo al pari di corsier che aòmbra.
Le foglie ad una, ad una,
Cadean dai rami lor, pagine d'ombra,
E in vol scosceso — parean carche e mosse
Da un grave peso.

Se non è fatua visïon che illuda
La mente mia, pensai, qual è il peccato
Che sì vi fuga o foglie intorno, intorno?
E allor la larva a lato
«Esse tremar di voluttà quel giorno,»
— Mi rispondeva — «che covrir la nuda
Bellezza d'Eva.»
Arrigo Boito

mercoledì 23 settembre 2015

“Il cielo e la terra sono spietati e trattano miriadi di creature come cani randagi.” ma gli uomini hanno la poesia.


Lust of Creation è una lunga silloge poetica suddivisa in blocchi, che raccontano l’eterno confronto/scontro tra strutture umane profonde e le sovrastrutture della società moderna. 

Lust of Creation è fatto con una lingua impalpabile come cipria, apparentemente piana, parole quotidiane e un uso semplice della sintassi, versi senza rima né lima.

Sul piano dell’espressione, è innovativa la scelta di far cozzare le parole in modo suggestivo (“effervescente odore di vanità”, “srotola a coniugare le onde”, “drappeggi di cuori”, “il tuo cuore gonfiabile selvaggiamente appeso al bar”). Si sente la scrittura di mano femminile: tutti i sensi sono evocati e coinvolti, anche quelli intimi e primordiali: con l’odorato sentiamo profumi di resine e di tuberose; col tatto siamo fasciati da tessuti, morbidezze, contatti, abiti rosa pallido, jeans bianchi e velluti blu puntati di stelle, gros-grain, fritto di seta; carezziamo texture morbide frutto di botox e trattamenti che cancellano i pori; con l’udito sentiamo cantare una voce roca e fumosa; e dialoghi, ascoltiamo altrettanto rochi e fumosi.

Sul piano del contenuto, la forza di Lust of Creation risiede nella determinazione di smascherare le false promesse dei mass media (“donne a gambe aperte corrono in bici” oppure “la scorsa estate ero bio” o ancora “ho deciso di provare la soia”, “piccola ibrida intelligente tutto con CARTASI”).
Il lavoro dell’autrice, presente da anni nel mondo del fashion e della pubblicità si manifesta in filigrana: “Entra, ti sedurrò al supermercato”, “un panino con in mezzo il vuoto”.
Nella società del consumo tutto ha un prezzo: “Gaia e Gino prezzo su richiesta, Giovanni decoro vittoriano”: si sente la volontà di rompere il patto di falsità che regola le coesistenze (“inutile lotta a chi la sa più lunga”).
Tutto ciò l’autrice denuncia con schiettezza e lucidità, a volte pensosa come nel brano proposto.

Ripensate
Reinterpretate
Riscritte
Rivelano il loro fondo
Mostrando un viso nuovo
Fluidità leggerezza
Drappeggi di cuori
L’esuberanza esponenziale
Un’onda perpetua
Sinossi
Il corpo si piega
L’ombra svanisce
Bianchi jeans dritti
Nero pois
Bagno d’ossa
Un semplice gioco di parole
Metalli preziosi
Riflessi iridescenti
Fisionomia di un successo


Per le caratteristiche innovative e l’attenzione formale, in sintonia con la ricerca di innovazione del blog, Lust of Creation è stato scelto per inaugurare la collana poetica, che si propone di affiancare le altre pubblicazioni.

Infine, concedetemi due parole sull’evocazione della parola Lust, desiderio della carne e brama di vivere. Unita nel titolo con la parola Creation, mi suggerisce di interpretare l’urgenza della creazione artistica come un atto carnale, in linea con la sensualità di cui è intrisa tutta l’opera.

Fabrizio Sapio








Emanuele Scaduto - Inversamente, poetica.
·                 
 Sono le immagini evocate, apparentemente inconciliabili, come se nella mente dell’autore si affollassero pensieri mossi da una tale urgenza che un effetto di bizzarro accavallamento finisce per produrre metafore impossibili. 
E’ da questa impossibilità che nasce l’inaspettato, l’inatteso che si traduce in necessario.
                 “ i tuoi occhi e un paio di balene…”, ecco, l’oceano della fecondità, l’irreale che t’invita a gustare il retrogusto fantastico.
Non ci stupiscano i rimandi dell’autore al mondo classico, giovane, sì ma capace di bellezza come imperativo categorico.
Rivelano i suoi versi, una “sensualità morbosa e insaziata” come quella che trapela dalle tele dei preraffaelliti, e il sensualismo che per Pater è percezione del reale e della passione, ed è passionalità percettiva quella di Emanuele Scaduto, e mai si avverte estraniamento dalla realtà, un appiglio, un artiglio, ancorano al presente, dove basta comunque davvero poco per scoprire che sotto una polverosa superficie riposano mura seicentesche.

Adele Musso 


 Come fu vinto il vento occidentale,
e tutte le spire che esso ci tira addosso.
Come fu discorsiva morte, fredda e lenta,
che i vermi purulenti fa prostituire.
Quello recita i salmi sul cuscino,
il vicino compera del pane fresco
da vespe ronzanti e sverniciate,
le sere e gli ululati persi a soddisfare tradizioni.
La bella terra si sveglia al mattino,
quieta non riposa,
al mercato l’africano sorride inebriato.
L’ubriaco nella stradina sporca di cicche e legno,
o ancora due bambini che si infracidiscono, lieti,
nel fango delle sette di mattina, ed io,
tramutato in rubino per la mia siccità felice,
ne faccio opere e sporche rovine di pietra.
Quant’è bello l’uomo che urla in fondo alla strada
con la frutta e le olive sotto il braccio,
le sigarette di contrabbando si vendono bene.
Qui è dove si perdono i ratti per la sporcizia, diseredati dal caos,
quasi dispiaciuti per non aver trovato nascondiglio.
O vedi, ad esempio, i drogati che trovano l’estasi
tra case del seicento malandate e ammuffite dalla vecchiaia della terra.
Trovare una fossa e saltarci sopra,
coi piedi scalzi e infangati ( la polvere attira gli orfani)
e poi venire via, regalati alla bancarella dalle mille mele.



 Assaporavi,
accovacciata sulla poltrona di lino,
il passato tuo che sempre t’attendeva.
Oscillare, gravi, tra i tuoi occhi e un paio di balene,
e gustare la mortale permanenza
tra mille artificiali ebrezze.

Il dolore che il muscolo
tende ai fianchi tuoi,
musicisti di popolari canti,
si sfoga e arpeggia come
prelibati canticchi di cupidissima solitudine.



A Rose

E poi svanì d’incanto l’agile artiglio frantumato.
Il risveglio si può forse paragonare ad una notte
a capofitto sulle erbacce?
La verde felce che agli occhi porti sostiene una più paziente
tecnica di seduzione.
Maledico le vie e i mondi sottostanti e il pensiero che di te fronteggio.
Walter Pater, sonante, teorizzò prima te oppure l’estetismo?
E dunque, quale grembo materno così spazioso
da giacere di vedetta, eccitato, sopra ogni bellezza?