giovedì 30 marzo 2017

Innamorati di una persona che guardandoti dormire non desideri che tu sia morta



                                            Jack Vettriano

Nasce piano piano
lieve tanto che l’odo appena:
un sibilo di canotto sgonfiato
e torna in un gorgoglio di gola
come un flusso di ritorno in uno scarico.

Tu russi!
Mi avevi giurato di no!
Non ti avrei mai consentito di dormire con me.
Dividere il letto i pasti gli umori gli odori i piaceri
non ti bastava?
Vuoi condividere i tuoi incubi?

Ora ti sveglio e ti smaschero;
ti accuso, ma dubiteresti.
Allora mi alzo e ti registro.

Nel buio vado a tentoni con le braccia larghe davanti a me.
Ma tu lasci sempre la porta chiusa a metà
quel tanto che basta a passare tra le mie braccia
e venirmi incontro allegra con la maniglia che scodinzola.
La testa sbattuta nello stipite la sopporto
ma il dolore viene su dal terzo dito del piede
disarticolato in segno di vittoria.
Mugolo e crollo sul pavimento.

Non smaniare – mi dici – mi hai svegliato!

Chiudo piano la porta
e vado in bagno a gemere bestemmie.

Fabrizio Sapio



                                         Jack Vettriano




 



Quante cose perdute
ti sei preso tutto di me
il meglio, il fiato, il sorriso
ladro insaziabile
hai toccato ogni mia cosa
la vasca piena, spugna, schiuma, olio, candele
Fulminati!
Muori appeso ad un filo.
il phon serviva a me!

Nina Tarantino

                                         Jack Vettriano




Non ho più versi per te, e non vorrei.

La fantasia è spezzata, la mente più non vale.

Strangolate l’azzurro del cielo in una clessidra
ché non ha più tempo e stilla foglie secche.

Ho trascurato le cento chiavi
che aprivano i tuoi occhi
e la tua vigorosa cintura.

Ho ancora versi per te, e non vorrei
li accartoccio, li straccio
e li mangio con la senape del dolore.

Dimenticherò il tuo profumo
le labbra socchiuse e la testa reclina
e le rotte improbabili
d’ un ritmo animale che inebria.

Ho ancora brandelli di versi, sfilacci di parole
sbavate che slabbrano su sporchi pavimenti.

Ci fu un tempo felice
in cui ero, senza esigenza di un nome.
Ma il mio desiderio ti pronunciò,
e sei apparsa
curva e armoniosa come un vino arrogante
che canta nelle valli dei bicchieri.
Esso era Amore. Ma passato è il tempo.

Nell’attimo proteso oltre l’addio
l’ultimo verso conservo
e non lo canto.

Fabrizio Sapio

                                         Jack Vettriano



Quanto rimango pensiero ?
Quanto tempo ci vuole
pioggia tra nuvole e sole
a cercare.
Quanto tempo ci vuole
tra bicchiere e vino
a capire
parole, paure
dal grano al pane.
A pezzi.
Quanto tempo ci vuole
tra canzone e musica
nota che dondola
a fiato
bastardo di un cane
che non vuole padrone
al guinzaglio.

Da crisalide a farfalla
schiacciata controvento
sull’asfalto di una corsa a tempo.
Ce ne vuole per farmi morire
da una goccia al diluvio
A che servono le ali?
Quanto tempo ci vuole
Da creatura a verme
a terra.

Nina Tarantino

                                    Marc Chagall Gli amanti in blu, 1914





Se riuscissi a scoprirmi
a capire come chiamare
questo amore
se complicare o sciogliere
difetti e distrazioni.
Un libro chiuso sul letto
Qualcuno lo ha letto (sfogliato?)
poi dimenticato.
Pulviscoli di fine sabbia
mi accecano l’iride.
La mia saliva bagna il deserto del tuo palato.
Se riuscissi a difendermi dal cupo inverno
dal vento di libeccio che muove i capelli
che coprono e scoprono il mio viso
a intermittenza irregolare.
Resto immobile a guardare
la rosa che tu volevi
la rosa che hai lasciato
sul davanzale e la finestra aperta.

Nina Tarantino



 


Il progetto delle poesie del disamore nasce dal disagio di cuori infranti e amori finiti, ma trasformato in ironia e gioco. Un progetto voluto e realizzato, con grande divertimento e afflato, da Antonella Tarantino e Fabrizio Sapio. L'anteprima work in progress è stata presentata alla Mondadori il 24 marzo 2017.



Selezione poetica ed immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio