venerdì 24 aprile 2015

La parola innocente è stolta













 



Davvero, vivo in tempi bui!
 Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l'ha saputa ancora.

Quali tempi sono questi, quando
discorrere d'alberi è quasi un delitto,
perchè su troppe stragi comporta silenzio!
E l'uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell'affanno?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).

"Mangia e bevi!", mi dicono: "E sii contento di averne".
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?
Eppure mangio e bevo.


Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!
Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all'amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.
Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:
anche l'odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l'ira per l'ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l'ora
che all'uomo un aiuto sia l'uomo,
pensate a noi
con indulgenza.


Bertolt Brecht, "A coloro che verranno", 1939




 


Galleggia un sandalo affaticato di deserti
un brandello di stoffa felice per la costa intravista
uno sfilaccio di gòmena.

I corpi invece affondano
con la speranza
con la vergogna di stupri e violenze.

Affondano con le loro storie spaiate
serrate nelle sentine dei barconi.

Non li vediamo, ma li udiamo flebili;
i loro urli  emergono col triste scirocco
umido, che piange e sembra confonderci.

Ma noi,  nelle nostre gole porteremo le loro voci
per non lasciarle senza pianto e riposo.
Affinché  i sordi agiscano
urleremo  con le nostre bocche
come sirene di tutti i porti.

Fabrizio Sapio







3 commenti:

  1. Tempi bui e tempi moderni, la stessa luce? Gli stessi uomini. L'essere umano è come la pietra: pesante, duro, impenetrabile, impermeabile agli insegnamenti. Dice di volere la pace e continua a fare la guerra. Oggi uno sguardo al passato e uno al presente con Fabrizio Sapio.

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  2. Non è cambiato nulla, anzi la situazione degenera. La realtà caina umana padroneggia sovrana.
    Bel confronto, forte, amaro, bei versi, Fabrizio poeta!
    Nina

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  3. Povero Brecht, se sapessi, quanto più male ha saputo fare l'uomo, e se sapessi che non ancora, o forse mai, la terra ospiterà l'uomo a cui chiedevi indulgenza!! E quanti pochi, e sono chiamati folli, sono aiuto all'uomo. E se anche l'ira per l'ingiustizia fa roca la voce, pochi sono disposti a tanto scomposto clamore, sempre di meno, ogni giorno.



    RosaL

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