Lust of Creation è una lunga silloge poetica suddivisa
in blocchi, che raccontano l’eterno confronto/scontro tra strutture umane
profonde e le sovrastrutture della società moderna.
Lust of Creation è fatto con una lingua impalpabile come
cipria, apparentemente piana, parole quotidiane e un uso semplice della
sintassi, versi senza rima né lima.
Sul piano dell’espressione, è innovativa la scelta di far
cozzare le parole in modo suggestivo (“effervescente odore di vanità”, “srotola
a coniugare le onde”, “drappeggi di cuori”, “il tuo cuore gonfiabile
selvaggiamente appeso al bar”). Si sente la scrittura di mano femminile: tutti
i sensi sono evocati e coinvolti, anche quelli intimi e primordiali: con
l’odorato sentiamo profumi di resine e di tuberose; col tatto siamo fasciati da
tessuti, morbidezze, contatti, abiti rosa pallido, jeans bianchi e velluti blu
puntati di stelle, gros-grain, fritto di seta; carezziamo texture morbide
frutto di botox e trattamenti che cancellano i pori; con l’udito sentiamo
cantare una voce roca e fumosa; e dialoghi, ascoltiamo altrettanto rochi e
fumosi.
Sul piano del contenuto, la forza di Lust of Creation
risiede nella determinazione di smascherare le false promesse dei mass media
(“donne a gambe aperte corrono in bici” oppure “la scorsa estate ero bio” o
ancora “ho deciso di provare la soia”, “piccola ibrida intelligente tutto con
CARTASI”).
Il lavoro dell’autrice, presente da anni nel mondo del
fashion e della pubblicità si manifesta in filigrana: “Entra, ti sedurrò al
supermercato”, “un panino con in mezzo il vuoto”.
Nella società del consumo tutto ha un prezzo: “Gaia e
Gino prezzo su richiesta, Giovanni decoro vittoriano”: si sente la volontà di
rompere il patto di falsità che regola le coesistenze (“inutile lotta a chi la
sa più lunga”).
Tutto ciò l’autrice denuncia con schiettezza e lucidità,
a volte pensosa come nel brano proposto.
Ripensate
Reinterpretate
Riscritte
Rivelano il loro fondo
Mostrando un viso nuovo
Fluidità leggerezza
Drappeggi di cuori
L’esuberanza esponenziale
Un’onda perpetua
Sinossi
Il corpo si piega
L’ombra svanisce
Bianchi jeans dritti
Nero pois
Bagno d’ossa
Un semplice gioco di parole
Metalli preziosi
Riflessi iridescenti
Fisionomia di un successo
Per le caratteristiche innovative e l’attenzione formale,
in sintonia con la ricerca di innovazione del blog, Lust of Creation è stato
scelto per inaugurare la collana poetica, che si propone di affiancare le altre
pubblicazioni.
Infine, concedetemi due parole sull’evocazione della
parola Lust, desiderio della carne e brama di vivere. Unita nel titolo con la
parola Creation, mi suggerisce di interpretare l’urgenza della creazione
artistica come un atto carnale, in linea con la sensualità di cui è intrisa tutta
l’opera.
Fabrizio
Sapio
Emanuele
Scaduto - Inversamente, poetica.
·
Sono
le immagini evocate, apparentemente inconciliabili, come se nella mente
dell’autore si affollassero pensieri mossi da una tale urgenza che un effetto
di bizzarro accavallamento finisce per produrre metafore impossibili.
E’ da questa impossibilità che nasce
l’inaspettato, l’inatteso che si traduce in necessario.
“
i tuoi occhi e un paio di balene…”, ecco, l’oceano della fecondità, l’irreale
che t’invita a gustare il retrogusto fantastico.
Non
ci stupiscano i rimandi dell’autore al mondo classico, giovane, sì ma capace di
bellezza come imperativo categorico.
Rivelano
i suoi versi, una “sensualità morbosa e insaziata” come quella che trapela
dalle tele dei preraffaelliti, e il sensualismo che per Pater è percezione del
reale e della passione, ed è passionalità percettiva quella di Emanuele
Scaduto, e mai si avverte estraniamento dalla realtà, un appiglio, un artiglio,
ancorano al presente, dove basta comunque davvero poco per scoprire che sotto
una polverosa superficie riposano mura seicentesche.
Adele
Musso
Come fu vinto il vento occidentale,
e tutte le spire che esso ci tira addosso.
Come fu discorsiva morte, fredda e lenta,
che i vermi purulenti fa prostituire.
Quello recita i salmi sul cuscino,
il vicino compera del pane fresco
da vespe ronzanti e sverniciate,
le sere e gli ululati persi a soddisfare tradizioni.
La bella terra si sveglia al mattino,
quieta non riposa,
al mercato l’africano sorride inebriato.
L’ubriaco nella stradina sporca di cicche e legno,
o ancora due bambini che si infracidiscono, lieti,
nel fango delle sette di mattina, ed io,
tramutato in rubino per la mia siccità felice,
ne faccio opere e sporche rovine di pietra.
Quant’è bello l’uomo che urla in fondo alla strada
con la frutta e le olive sotto il braccio,
le sigarette di contrabbando si vendono bene.
Qui è dove si perdono i ratti per la sporcizia, diseredati dal caos,
quasi dispiaciuti per non aver trovato nascondiglio.
O vedi, ad esempio, i drogati che trovano l’estasi
tra case del seicento malandate e ammuffite dalla vecchiaia della terra.
Trovare una fossa e saltarci sopra,
coi piedi scalzi e infangati ( la polvere attira gli orfani)
e poi venire via, regalati alla bancarella dalle mille mele.
e tutte le spire che esso ci tira addosso.
Come fu discorsiva morte, fredda e lenta,
che i vermi purulenti fa prostituire.
Quello recita i salmi sul cuscino,
il vicino compera del pane fresco
da vespe ronzanti e sverniciate,
le sere e gli ululati persi a soddisfare tradizioni.
La bella terra si sveglia al mattino,
quieta non riposa,
al mercato l’africano sorride inebriato.
L’ubriaco nella stradina sporca di cicche e legno,
o ancora due bambini che si infracidiscono, lieti,
nel fango delle sette di mattina, ed io,
tramutato in rubino per la mia siccità felice,
ne faccio opere e sporche rovine di pietra.
Quant’è bello l’uomo che urla in fondo alla strada
con la frutta e le olive sotto il braccio,
le sigarette di contrabbando si vendono bene.
Qui è dove si perdono i ratti per la sporcizia, diseredati dal caos,
quasi dispiaciuti per non aver trovato nascondiglio.
O vedi, ad esempio, i drogati che trovano l’estasi
tra case del seicento malandate e ammuffite dalla vecchiaia della terra.
Trovare una fossa e saltarci sopra,
coi piedi scalzi e infangati ( la polvere attira gli orfani)
e poi venire via, regalati alla bancarella dalle mille mele.
Assaporavi,
accovacciata sulla poltrona di lino,
il passato tuo che sempre t’attendeva.
Oscillare, gravi, tra i tuoi occhi e un paio di balene,
e gustare la mortale permanenza
tra mille artificiali ebrezze.
Il dolore che il muscolo
tende ai fianchi tuoi,
musicisti di popolari canti,
si sfoga e arpeggia come
prelibati canticchi di cupidissima solitudine.
accovacciata sulla poltrona di lino,
il passato tuo che sempre t’attendeva.
Oscillare, gravi, tra i tuoi occhi e un paio di balene,
e gustare la mortale permanenza
tra mille artificiali ebrezze.
Il dolore che il muscolo
tende ai fianchi tuoi,
musicisti di popolari canti,
si sfoga e arpeggia come
prelibati canticchi di cupidissima solitudine.
A Rose
E poi svanì d’incanto l’agile artiglio frantumato.
Il risveglio si può forse paragonare ad una notte
a capofitto sulle erbacce?
La verde felce che agli occhi porti sostiene una più paziente
tecnica di seduzione.
Maledico le vie e i mondi sottostanti e il pensiero che di te fronteggio.
Walter Pater, sonante, teorizzò prima te oppure l’estetismo?
E dunque, quale grembo materno così spazioso
da giacere di vedetta, eccitato, sopra ogni bellezza?
E poi svanì d’incanto l’agile artiglio frantumato.
Il risveglio si può forse paragonare ad una notte
a capofitto sulle erbacce?
La verde felce che agli occhi porti sostiene una più paziente
tecnica di seduzione.
Maledico le vie e i mondi sottostanti e il pensiero che di te fronteggio.
Walter Pater, sonante, teorizzò prima te oppure l’estetismo?
E dunque, quale grembo materno così spazioso
da giacere di vedetta, eccitato, sopra ogni bellezza?
Sono sopraffatta stamattina da cotanta bellezza e posso solo dire parole traballanti seduta nella mia stanza davanti alla tenda di lino impolverata dall'estate in ritirata.
RispondiEliminaGrazie.
RosaL.
Mi pare un lavoro grandioso, questa pagina/lanna respira da mille finestre, sul presente e sul passato.
RispondiEliminaGD
Noi miseri apriscatole di questa lanna, siamo fieri e felici di aver contribuito allo spargimento della bellezza e del respiro della poesia che attraversa i secoli e non invecchia mai. Bella giovane moderna e nostra!
RispondiEliminaCome prima di questo ciclo autunnale, mi pare di buona lanna. Fabrizio
RispondiEliminaHo apprezzato moltissimo le poesie e anche il modo in cui sono state commentate da Fabrizio e Adele, è un lavoro che fate con professionalità. Fabrizio ha parlato di Lust of Creation in modo illuminante, una sola cosa mi sento di aggiungere: ho sempre pensato che nelle poesie di Peppa si ritrovino elementi del quotidiano, frasi intere ad esempio, che estrapolate dal loro contesto e poste sotto i riflettori rivelano la loro assurdità o il loro essere ridicole, come ha detto Fabrizio si rompe il patto di falsità. Della poesia di Emanuele vorrei dire che ha una forza incredibile, poi ha detto tutto Adele: la forza deriva da un incontro tra passato e presente; Emanuele sa rielaborare le sue letture e le sue ispirazioni e le modula sul presente, ci racconta la città e noi la vediamo e tocchiamo. Chapeau!
RispondiElimina