(Botticelli)
È del poeta il fin la
meraviglia
(parlo de l’eccellente,
non del goffo):
chi non sa far stupir,
vada a la striglia
Giambattista Marino (1569-1625)
Il bacio di Marte (Lorenza Corpullis)
Nella sua bocca spiccano
perle
chiuse nel cerchio della
corniola.
Acuminate lame di ciglia
sono una spada fine a due
tagli.
Un solo bacio su quella
bocca
apre il sentiero della
paura.
Ibn At-Tubi (secolo XI)
Cleopatra (Artemisia Gentileschi)
Feritevi, ferite,
viperette mordaci,
dolci guerriere ardite
del Diletto e d'Amor,
bocche sagaci!
Saettatevi pur, vibrate
ardenti
l'armi vostre pungenti!
Ma le morti sien vite,
ma le guerre sien paci,
sian saette le lingue e
piaghe i baci.
Giambattista Marino
Venere e Cupido (P.P. Rubens)
Mientras por competir con
tu cabello,
oro bruñido el Sol relumbra en vano,
mientras con menosprecio en medio el llano
mira tu blanca frente al lilio bello;
mientras a cada labio,
por cogello,
siguen más ojos que al clavel temprano,
y mientras triunfa con desdén lozano
de el lucente cristal tu gentil cuello;
goza cuello, cabello,
labio y frente,
antes que lo que fué en
tu edad dorada
oro, lilio, clavel,
cristal luciente
no sólo en plata o víola
troncada
se vuelva, mas tú y ello juntamente
en tierra, en humo, en polvo, en sombra, en
nada.
Luis de Góngora (1561-1627)
Finché dei tuoi capelli
emulo vano,
vada splendendo oro brunito al Sole,
finché negletto la tua fronte bianca
in mezzo al piano ammiri il giglio bello,
finché per coglierlo gli
sguardi inseguano
più il labbro tuo che il primulo garofano,
finché più dell’avorio, in allegria
sdegnosa luca il tuo gentile collo,
la bocca, e chioma e
collo e fronte godi,
prima che quanto fu in età dorata,
oro, garofano, cristallo e giglio
non in troncata viola solo o argento,
ma si volga, con essi tu confusa,
in terra, fumo, polvere, ombra, niente.
(trad. Giuseppe Ungaretti)
Giovani donne che offrite
all’amore
provvidi seni e membra
turgidissime
e possedete l’umido
rossore
d’un carnoso garofano e
soavissime
labbra pronte al sorriso
e all’abbandono.
Voi, matronali figlie
della carne,
mostrate a questa donna
quali sono
le dolcezze del
grasso, e le superne
gioie d’una beltà rotonda
e curva.
L’artista non sdegnò la
grassa grazia.
L’altera dea, Giunone la
proterva,
si compiacque di giungere
in letizia
all’adiposa soglia d’una
stazza
ch’era di belle forme, e
non magrezza.
Poeti che cantate un inno
a sera
che renda lodi a chi è di
taglia forte
dite: “costei è la sola
che ha il potere
di tacitare l’urlo della
morte!”
Che t’importa se il mento
è già una spanna!
Compiaciti del lusso
della ciccia!
E non far diete, mangia
brioche con panna
Piuttosto che grissino
con aliccia.
Fa’ che il lardo si
mostri dalle gambe,
mira ad avere un bel popò
polposo;
paffuta sii nel viso,
grasse ambe
le braccia, e mostra un
seno prosperoso.
Il grasso è bello e la
magrezza stanca.
Butirroso è il futuro ed
ampia l’anca.
Fabrizio Sapio
(Gustave Courbet)
(Botero)
Selezione poetica e immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio