mercoledì 4 maggio 2016

Quand'eri giovinetta pungevi come una mora di macchia. Anche il piede t'era un'arma, o selvaggia.






                                                                                   Umberto Saba


  Quand'eri
 giovinetta pungevi
 come una mora di macchia. 
 Anche il piede t'era un'arma, 
 o selvaggia.
 Eri difficile a prendere.
 Ancora
 giovane, ancora
 sei bella. I segni
 degli anni, quelli del dolore, legano
 l'anime nostre, una ne fanno. E dietro
 i capelli nerissimi che avvolgo
 alle mie dita, più non temo il piccolo
 bianco puntuto orecchio demoniaco

 UMBERTO  SABA




                                                                         L'odalisca




 In un momento
 Sono sfiorite le rose
 I petali caduti
 Perché io non potevo dimenticare le rose
 Le cercavamo insieme
 Abbiamo trovato delle rose
 Erano le sue rose erano le mie rose
 Questo viaggio chiamavamo amore
 Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
 Che brillavano un momento al sole del mattino
 Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
 Le rose che non erano le nostre rose
 Le mie rose le sue rose

  DINO CAMPANA




                                                                         J.W. Waterhouse - Rose





 


 Nome non ha,
 amore non voglio chiamarlo
 questo che provo per te,
 non voglio tu irrida al cuor mio
 com'altri 'a miei canti,
 ma, guarda,
 se amore non è,
 pur vero è
 che di tutto quanto al mondo vive
 nulla m'importa come di te,
 de' tuoi occhi de' tuoi occhi
 donde sì rado mi sorridi,
 della tua sorte che non m'affidi,
 del bene che mi vuoi e non dici,
 oh poco e povero, sia,
 ma nulla al mondo più caro m'è,
 e anch'esso,
 e anch'esso quel tuo bene
 nome non ha...

  SIBILLA ALERAMO





                                                                                 Dino Campana

                                                                      Sibilla Aleramo nel suo studio


 C'è come un dolore nella stanza, ed
 è superato in parte: ma vince il peso
 degli oggetti, il loro significare
 peso e perdita.

 C'è come un rosso nell'albero, ma è
 l'arancione della base della lampada
 comprata in luoghi che non voglio ricordare
 perché anch'essi pesano.

 Come nulla posso sapere della tua fame
 precise nel volere
 sono le stilizzate fontane
 può ben situarsi un rovescio d'un destino
 di uomini separati per obliquo rumore.

  AMELIA ROSSELLI
 







                                         Antonio Sagredo Omaggio a  Emilio Villa e Dino Campana


Selezione poetica e immagini a cura di Fabrizio Sapio e Adele Musso

3 commenti:

  1. C'è come un dolore nella stanza
    Nome non ha
    Le mie rose
    Sfiorite.

    Sempre suggestive e splendide, queste poesie.Grazie.

    RispondiElimina
  2. grazie, Rosa. cerchiamo sempre suggestioni che ci riempiano e guidino. e la poesia non muore. Fab

    RispondiElimina
  3. "...comprata in luoghi che non voglio ricordare perché anch'essi pesano"
    La poesia non è la semplice sintesi di un'emozione, è, al contrario, una forza capace di liberare di qualunque cosa lo spazio che ha intorno per riempirlo solo di quell'attimo (quella emozione)rendendolo immortale e immutabile, per sempre.
    Con voi si scoprono sempre belle cose.

    RispondiElimina