mercoledì 14 ottobre 2015

una poesia è una città, una poesia è una nazione, una poesia è il mondo…








       Il poeta e la sua musa (Giorgio De Chirico)
















Una poesia è una città piena di strade e tombini
piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi,
piena di banalità e roba da bere,
piena di pioggia e di tuono e di periodi
di siccità, una poesia è una città in guerra,
una poesia è una città che chiede a una pendola perché,
una poesia è una città che brucia,
una poesia è una città sotto le cannonate
le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,
una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade come Lady Godiva,
dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
la bandiera; una poesia è una città di poeti,
per lo più similissimi tra loro
e invidiosi e pieni di rancore…
una poesia è questa città adesso,
cinquanta miglia dal nulla,
le 9.09 del mattino,
il gusto di liquore e delle sigarette,
né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,
questa poesia, questa città, che serra le sue porte,
barricata, quasi vuota,
luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,
i monti di roccia dura,
l’oceano come una fiamma di lavanda,
una luna priva di grandezza,
una musichetta da finestre rotte…

una poesia è una città, una poesia è una nazione,
una poesia è il mondo…

e ora metto questo sotto vetro
perché lo veda il pazzo direttore,
e la notte è altrove
e signore grigiastre stanno in fila,
un cane segue l’altro fino all’estuario,
le trombe annunciano la forca
mentre piccoli uomini vaneggiano di cose
che non possono fare.


(Charles Bukowski)









I poeti lavorano di notte

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,         
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

(Alda Merini)








Accadde in quell’età… La poesia
venne a cercarmi. Non so da dove
sia uscita, da inverno o fiume.
Non so come né quando,
no, non erano voci, non erano
parole né silenzio,
ma da una strada mi chiamava,
dai rami della notte,
bruscamente fra gli altri,
fra violente fiamme
o ritornando solo,
era lì senza volto
e mi toccava.

Non sapevo che dire, la mia bocca
non sapeva nominare,
i miei occhi erano ciechi,
e qualcosa batteva nel mio cuore,
febbre o ali perdute,
e mi feci da solo,
decifrando
quella bruciatura,
e scrissi la prima riga incerta,
vaga, senza corpo, pura
sciocchezza,
pura saggezza
di chi non sa nulla,
e vidi all’improvviso
il cielo
sgranato
e aperto,
pianeti,
piantagioni palpitanti,
ombra ferita,
crivellata
da frecce, fuoco e fiori,
la notte travolgente, l’universo.

Ed io, minimo essere,
ebbro del grande vuoto
costellato,
a somiglianza, a immagine
del mistero,
mi sentii parte pura
dell’abisso,
ruotai con le stelle,
il mio cuore si sparpagliò nel vento.


(Pablo Neruda)


                         Renato Guttuso, nel suo studio ritrae Pablo Neruda

 

Selezione poetica e immagini a cura di F.Sapio e A. Musso



 


13 commenti:

  1. Tre poesie una più bella, più evocativa dell'altra. Lo stesso vale per le immagini. Complimenti.

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  2. Adele come sempre scegli immagini stimolanti. Peccato manchino i lettori, a parte la fedelissima Valeria, che saluto. Fab

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    1. Seppur avremo stimolato l'attenzione di un unico lettore avremo sconfitto le "signore grigiastre", e mi pare invece che qui sono almeno tre!

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  3. Complimenti ad entrambi per la selezione.

    Annalisa B.

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  4. E 4. Grazie di avere inserito Bukowski, autore che odio e amo. La storia che raccontate con questa selezione mi piace molto.
    Serena

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  5. La pagina si apre con un dipinto che trovo stupendo, le poesie ne completano l'opera. Complimenti!
    NINA

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  6. bello leggere belle cose. Bukowski Merini Neruda la spiegazione al perché tutti possono scrivere ma pochi diventano poeti.
    Jole

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  7. Uh, quante smancerie, sono belle! E allora? :-)

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