Il padre
Terra dalla superficie incolta e arida
terra senza corsi d'acqua né strade
la mia vita sotto il sole trema e si allunga.
Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla
come nulla poterono le stelle
che mi bruciano gli occhi e le tempie.
Il mal d'amore mi tolse la vista
e nella fonte dolce del mio sogno
una fonte tremante si rifletté.
Poi... chiedi a Dio perché mi dettero
ciò che mi dettero e perché poi
incontrai una solitudine di terra e di cielo.
Guarda, la mia giovinezza fu un candido germoglio
che non si aprì e perde
la sua dolcezza di sangue e vitalità.
terra senza corsi d'acqua né strade
la mia vita sotto il sole trema e si allunga.
Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla
come nulla poterono le stelle
che mi bruciano gli occhi e le tempie.
Il mal d'amore mi tolse la vista
e nella fonte dolce del mio sogno
una fonte tremante si rifletté.
Poi... chiedi a Dio perché mi dettero
ciò che mi dettero e perché poi
incontrai una solitudine di terra e di cielo.
Guarda, la mia giovinezza fu un candido germoglio
che non si aprì e perde
la sua dolcezza di sangue e vitalità.
Il sole che tramonta e tramonta in eterno
si stancò di baciarla... È l'autunno.
Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla.
Ascolterò nella notte le tue parole:
...figlio, figlio mio ...
E nella notte immensa
resterò con le mie e con le tue piaghe.
si stancò di baciarla... È l'autunno.
Padre, i tuoi dolci occhi non possono nulla.
Ascolterò nella notte le tue parole:
...figlio, figlio mio ...
E nella notte immensa
resterò con le mie e con le tue piaghe.
Pablo Neruda
(Paul Cézanne, ritratto del padre 1866)
A mio padre
Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l'ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni libertà s'accenda
di speranze di poveri di cielo,
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.
Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un'ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
Com'è bella la notte e com'è buona
lungo la via dove scende l'ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni libertà s'accenda
di speranze di poveri di cielo,
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.
Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un'ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
Com'è bella la notte e com'è buona
ad amarci così con l'aria in piena
fin dentro al sonno. Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgente a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l'alba.
fin dentro al sonno. Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgente a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l'alba.
Alfonso Gatto
(Fausto Pirandello, Siccità 1936/1937)
Al padre
Dove sull'acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da tre giorni, è dicembre d'uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele disseccate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da tre giorni, è dicembre d'uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele disseccate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po' più in là dell'odio e dell'invidia.
Quel rosso sul tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d'aquila.
E ora nell'aquila dei tuoi novant'anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d'Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo - difficile affinità
di pensieri - per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
«Baciamu li mani». Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po' più in là dell'odio e dell'invidia.
Quel rosso sul tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d'aquila.
E ora nell'aquila dei tuoi novant'anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d'Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo - difficile affinità
di pensieri - per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
«Baciamu li mani». Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.
Salvatore Quasimodo
(V. Van Gogh, Père Tanguy, 1887)
A mio padre
Sei oltre la ringhiera del ponte Corleone
in linea con l'acqua che casca sui topi e sui rifiuti
del quotidiano
Nel verso dell'acqua si mischia la tua parola e il
grido : ho fame
la stessa che nutre il marmo e la terra
Un passaggio veloce tra le auto,
colonne senza decoro
Ti immagino seduto sul greto indifferente a tutto
tranne al tuo giornale e al fondo buio della tazzina.
Adele Musso
Selezione poetica e immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio
Sull'importanza della figura paterna non ci stanno dubbi. Grazie per queste immagini che ce lo ricordano - "Nel nome del padre...o nel Padre Nostro potremmo trovare milioni di interrogativi, sfaccettature delle tante ipotesi che fanno capo alle nostre origini, dare un significato all'uomo o distaccarcene da un punto di vista puramente teologico. Ho pensato anche al "padrino", colpa del Quasimodo e del suo "Baciamu li mani". Bella raccolta poetica. Pagina che ci fa riflettere, e dal padre si arriva al figlio. A rileggervi!
RispondiEliminaNina
Grazie a Nina,fedelissima lettrice di questa latta poetica che resiste come una bottiglia tra le onde recando con sè il suo messaggio naufrago.
EliminaComplimenti Adele, è bellissima la tua poesia
RispondiEliminapat
Grazie Pat, davvero. Sovrastata da un Quasimodo straordinario.
Eliminala bellezza della poesia di Quasimodo sovrasta anche Neruda; è il picco di questa lattina. brava Adele per la sua poesia e per la felice e pertinente scelta. esorto i blogisti a partecipare attivandosi e inviando loro produzioni, pena la sterilità autoreferenziale. Fab
RispondiEliminaLa poesia di Quasimodo che apprezzo qui moltissimo, come anche in Vento a Tindari, mi offre tanti spunti per il suono e la pacatezza cui rimanda in mezzo al disastro dei terremoti, maremoti, malarie e terzane. Mi piace moltissimo. Mi piace moltissimo la poesia di Adele già letta in bacheca del suo profilo. Il giorno appena passato ci riporta al pensiero al padre che amammo, immensamente. Il fondo della tazzina che guarda, mi piace, come stamattina poter ritrovare anche un pò del suono dolce della sua voce, in questa tazzina che mi dà conforto e spinta.
RispondiEliminaGrazie Clotilde, è facile e doloroso ritrovare qualcosa dei nostri cari nella ripetizione di gesti soltanto apparentemente banali.
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