O me, o vita! domande come queste mi
perseguitano:
degli infinti cortei d’infedeli, di
città gremite di stolti,
di me stesso sempre a biasimare me
stesso (perché chi più stolto di me, chi di me più infedele?)
di occhi che invano anelano la luce,
del significato delle cose, della lotta che sempre si rinnova,
degli infelici risultati di tutto,
delle sordide folle ansimanti che vedo attorno a me,
degli anni inutili e vacui degli
altri, e di me intrecciato con gli altri,
la domanda, ahimè! così triste,
ricorrente – Cosa vi è di buono in tutto questo, o me, o vita?
Risposta:
Che tu sei qui – che la vita esiste,
e l'identità.
Che il potente spettacolo continua,
e che tu puoi contribuirvi con un verso.
(Walt Whitman: Leaves of Grass)
- Che cosa vedi adesso?
Globi rossi, gialli, viola.
Un momento! E adesso?
Mio padre, mia madre e le mie
sorelle.
Sì! E adesso?
Cavalieri in armi, belle donne,
volti gentili.
Prova queste.
Un campo di grano - una città.
Molto bene! E adesso?
Molte donne con occhi chiari e
labbra aperte.
Prova queste.
Solo una coppa su un tavolo.
Oh, capisco! Prova queste lenti!
Solo uno spazio aperto - non vedo
niente in particolare.
Bene, adesso!
Pini, un lago, un cielo estivo.
Così va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggimene una pagina.
Non posso. I miei occhi sono
trascinati oltre la pagina.
Prova queste.
Profondità d'aria.
Eccellente! E adesso?
Luce, solo luce che trasforma tutto
il mondo in un giocattolo.
Molto bene, faremo gli occhiali
così.
(Edgar Lee Master)
Solleva la polvere, la mandria senza capo.
Eterno mandriano, tu allora, recavi la luce.
Dove è la bestia fedele?
Dove è Argo?
Improvviso il morso che è fame,
non si sappia possieda tre bocche e nessun cuore,
non si sappia che è fiume
e non disseta
e che gli occhi spalancati non conoscono né amore né
sconfitta,
neppure che l’inferno è accecante buio che scolora volti
e allinea statue su piedistalli fragili.
Solleva il bastone, (scettro sulla terra),
Eterno mandriano, tu tendesti l’arco,
Argo spese l’ultima lacrima
e fu congedo.
Osusm Elead
A prima vista mi è piaciuta molto quella di Dippold l'Ottico, tant'è che sulle altre due purtroppo non sono in grado di dire. (poemoticon)
RispondiEliminaDippold è un proclama di come dovrebbe essere la vita e la sua percezione.la prima è un monito. Ci sei, sei nato: fai sentire anche la tua voce. Nella terza intravvedo ulisse e il suo cane ma anche un mostro con tre bocche a guardiania infernale e un altro con cento occhi. Un denso mélange di cultura e riflessioni. Notevole volo in spazi rarefatti.
RispondiEliminaNon ho firmato il commento. Scusate. Fabrizio
RispondiEliminaLa scelta poetica è a cura di Fabrizio Sapio per le prime due opere. Le immagini sono state scelte dalla sottoscritta. Un omaggio a Marilyn.
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