(Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino
aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui
era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.
Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può portarmi il bene. )
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può portarmi il bene. )
Wystan Hugh Auden
Quando
te ne andrai
lascia
socchiusa la porta
perché
possa vederti le spalle.
Quando
te ne andrai
passa
davanti allo specchio
e
avviati i capelli
col
furtivo gesto consueto
affinché
la strega catturi la tua immagine
e
la fissi in un quadro sghembo
traendo
dalla bisaccia altri occhi per ideare
e
mani per sentire.
Quando
te ne andrai
fallo
in silenzio con la gonna di raso
-
fruscia furtiva fino all’uscio -
perché
dietro all’angolo i cani
non
guaiscano di dolore vomitato.
Quando
te ne andrai
va
svelta all’indietro come i gamberi
perché
il distacco sia lieve
e
assomigli all’incedere
d’un
inatteso abbraccio.
Guarda
con disgusto
alla
luce dell’alba e alle sue promesse,
mentre
con scrupolo evita
di
incrociare i piedi
per
non creare nodi
che
ti riportino alla mia soglia
oltre
lo zerbino dei rimorsi.
Quando
te ne andrai
spezza
il coltello che tagliò il pane
e
la brocca che accolse il vino
e
il piatto in cui le olive e il formaggio
abbellirono
il vuoto dello stomaco
dopo
il tempo dell’amore.
Taglia
l’ulivo della nostra comunione
e
sradica l’ibisco della passione.
Quando
te ne andrai
dovrò
spazzare il cuore
dalle
tue impronte.
Ma
anche se non spazzerò
la
polvere le coprirà e – amen –
sarai
comunque cancellata.
Il
ramo del limone striderà sul vetro il necrologio
del
nostro incontro
con
le parole che usasti per venire
-
parole che sembravano d’amore
ed
erano del piacere egoista di saperti amata
senza
ombra d’amore né d’impegno - ;
da
queste parole di benvenuto, il limone
questo
esperto enigmista voltagabbana
che
spande dallo stesso ramo profumi di nozze o aspri frutti
saprà
anagrammare frasi d’addio.
Quando
te ne andrai vorrei essere già via.
Invece
so che resterò
nel
bosco fragile dei dubbi.
Resterò
ad appallottolare
poesie
buone
solo per il vento canterino.
O,
peggio, le riporrò in un cassetto,
cinica
economia dei cuori graffiati
per
amori vuoti a venire
e
vuoti a rendere.
Fabrizio
Sapio
This flesh you break,
this blood you let
Make desolation in
the vein,
Were oat and grape
Born of the sensual
root and sap;
My wine you drink, my
bread you snap.
(Questo pane che spezzo un tempo era
frumento,
questo
vino su un albero straniero
nei
suoi frutti era immerso;
l'uomo
di giorno o il vento nella notte
piegò
a terra le messi, spezzò la gioia dell'uva.
In
questo vino, un tempo, il sangue dell'estate
batteva
nella carne che vestiva la vite;
un
tempo, in questo pane,
il
frumento era allegro in mezzo al vento;
l'uomo
ha spezzato il sole e ha rovesciato il vento.
Questa
carne che spezzi, questo sangue a cui lasci
devastare
le vene, erano un tempo
frumento
ed uva, nati
da
radice e linfa sensuali.
Dylan Thomas
è la rosa gialla che poggio sulla guancia
è l'occhio del passero
la gentilezza che vira il bianco in nero
perché dell'assenza si nutre la luce
Il presentimento che il riso preceda il pianto
Non è importante il luogo:
un buco una zolla di terra o una coperta sollevata
due gambe che affermano il diritto di essere
È la foglia che nasce la notte
e chiama madre quel buio.
E' tutto questo che io ti racconto
e non mi importa di andare
Tu tienimi per mano.
Adele
Musso
Con tante sfumature di amore disamore e nostalgia d'amori perduti, nessuno che commenti? che peccato! Adele, mi avevi letto la tua poesia; ma a rileggerla, a voce alta come d'abitudine, la trovo bella e dolce e rinfrancante come una tenera pioggia estiva. Fabrizio
RispondiEliminaGrazie Fabrizio, dici bene la poesia rinfranca, ti allontana e ti avvicina, una sorta di altalena, come l'amore, mai un equilibrio unico o la stessa velocità, il capogiro e l'euforia. Da che mondo è mondo e da che tempo è tempo, "al vento canterino".
EliminaEccomi! Questa pagina apre tante pieghe e partono 1000 interrogativi. La gonna di raso l'ho bruciata e ho comprato il pronto per le impronte, non ci riesco a commentare questa poesia... L'amore è amore e basta, dovrebbe essere perfetto se ad amare siamo essere imperfetti? dovrebbe essere pensato, costruito, ma se l'amore non nasce da follia non rispecchia il dono prezioso che è; amare non è mai un errore e non esiste un modo giusto. La poesia ci aiuta a esternarlo, il cuore a conservarlo per sempre. Noi siamo fatti di amore e con amore, è vincolanteper noi essere umani
RispondiEliminaAmore pensato, nato, guidato
RispondiEliminaAmore cresciuto malato
Amore nei propri meandri farneticanti
Amore senza gioia di canti
Commentare le poesie, che pretesa! La sensazione assorbe ogni ragionamento. L'amore è pienezza e ogni perdita è panico, sopportazione..una costante dell'anima mai rassegnta al vuoto, fino all'ultimo istante, prima del silenzio definitivo.
RispondiEliminaRosaL.
Eccomi qui,
RispondiEliminadunque, parlare di morte in questo periodo non è facilissimo. Non è mai bello abbandonare qualcuno ma non bisogna farsi trovare impreparati. Ci accorgiamo solo dopo di quanti momenti, ricordi, ci sono in noi, e quelli (si spera) non potrà toglierli nessuno.
Quattro poesie che ti accompagnano piano piano a chiudere gli occhi e non essere solo nel momento esatto della morte.
Complimenti, dunque, oltre che per la scelta e la scrittura delle poesie, anche per la scelta della posizione di ognuna.
Non importa di andare se le mani sono rimaste unite e non importa chi teneva chi. Ci sono impronte che non si spazzano via.
EliminaNon importa di andare se le mani sono rimaste unite e non importa chi teneva chi. Ci sono impronte che non si spazzano via.
EliminaNon importa di andare se le mani sono rimaste unite e non importa chi teneva chi. Ci sono impronte che non si spazzano via.
EliminaConoscevo la prima poesia, forse in un'altra traduzione. Mi è sembrato un crescendo di intensità, la poesia di Fabrizio molto amara, belli i richiami a quella di Thomas, ma anche alla passione, in tutti i sensi possibili, anche quello religioso. Anch'io mi complimento per la giustapposizione.
RispondiEliminachiedo venia per la triplicazione del commento.
RispondiEliminaVi dico solo che le ho lette, sentendo la morbidezza delle parole, percependo il dolore dei sentimenti, ravvisando i colori ed ogni movimento.
RispondiEliminaHo letto Fabrizio e tanto mi bastava per percepire il suo di intendimento e di racconto. Lo trovo caro come l'amore che è da sempre il banco di prova della conoscenza più profonda. Di quanto in esso arrviamo a Dio e di quanto in esso arriviamo all'inferno. Eppure tuttavia in questa, di Fabrizio, trovo oltre al giro di boa di ogni amore un distacco già preso, in quella già dimenticanza che la polvere porta. La ribellione di qualcuno a questo l'accolgo. Un amore non si dimentica mai anche se finito.
RispondiEliminaGrazie Fabrizio
Grazie Adele