TU
Tu ca dintra ‘i mia fusti pi sbagghiu
cu
to’ curuzzu nicu e senza vuci
astutasti
la me’ notti funna
livannumi
disiu di morti eterna.
Pi
ninna nanna ascurtirai sulu a me’ vuci
ca
rialariti nun pozzu onuri e patri, ma
rannuti
a vita a chitu munnu
mai
ti priverò d’amuri e matri.
Traduzione
TU
Tu che dentro me fosti per sbaglio
TU
Tu che dentro me fosti per sbaglio
con
il piccolo tuo cuore e senza voce
hai
spento la mia notte fonda
togliendomi
il desiderio della morte eterna.
Per
ninna nanna ascolterai soltanto la mia voce
che' regalarti non posso onore e padre, ma
dandoti
la vita a questo mondo
mai
ti priverò d’amore e madre
M'AVEVA FATTU CRIDIRI
M’aveva fattu cridiri un parrinu
ca
li piccati tutti Diu pirduna,
ma
nun mi rissi ca la me cuscenza
pi
lu rimursu mai tast‘a spiranza.
Traduzione
MI AVEVA FATTO CREDERE
Mi aveva fatto credere un buon prete
che
i peccati tutti Dio perdona,
ma
non mi disse che la mia coscienza
per
il rimorso non gusta mai speranza
wow, Jole sicula mi piacque, soprattutto la seconda.
RispondiElimina(che in genere le poesie in vernacolo mi sembrano tutte un pretesto per usare una lingua piuttosto che per esprimersi, questa no)
gd
però ci sono cose che possono essere espresse solo in dialetto, con le parole dei padri...non credi GD?
EliminaIo invece non mi tolgo di dosso l'impressione che con il dialetto "osiamo" sempre troppo poco, nel senso che non ci spingiamo ad ascoltare profondamente la lingua siciliana quotidiana, quella parlata veramente o che si parlava... senza tradurre dall'italiano...
Bravissima Jole, ce ne sono altre? Mi piacerebbe leggerti ancora, in dialetto..
pat
Brava Iole, in pochi versi riesci ad esprimere sentimenti profondi
RispondiEliminaE ciao Jole. Mi piacque la prima la seconda ho qualche dubbio sui peccati. Penso che il senso di colpa introdotto dalla religione cattolica abbia fatto più danni di un terremoto. Per questo altro motivo non credo che nutrirsi del corpo di Cristo sia una cosa educata... Insomma le mie fisime. Ma se vivesimo che so nel modo che usano i Nativi d'America saremmo più felici. decisamente. Baciottone!
RispondiEliminaGrazie a tutti voi, io adoro il siciliano e credo sia la lingua migliore per esprimere i propri sentimenti , come se si trattasse della lingua della sincerità (ovviamente parlo del siciliano per i siciliani, sarà campano per i campani e via dicendo). La prima poesia ha ricevuto un bel riconoscimento da parte di accademici universitari con tanto di premiazione al Palazzo delle Aquile e bla bla bla.. Per quanto riguarda la seconda rispondo a Cla, e dico che al contrario la nostra religione è protesa sempre al perdono, ma io credo che la nostra coscienza non sfugga a proprio senso di colpa e per quanto uno cerchi di giustificarsi il rimorso torna sempre a galla e tutto questo che si sia credenti oppure no. La conoscenza del bene o del male è un dono che l'uomo porta in sé (sono diversi i parametri, le misure, ma secondo me ognuno sa riconoscere il bene e il male più di quanto gli venga insegnato, propinato o inculcato. (Magari mi smentirà qualche psicologo)
RispondiEliminaDimenticavo baci a tutti
RispondiEliminaComplimenti! Io preferisco la seconda, credo in una teologia soteriologica anche se penso che il peccato sia un punto di vista.
RispondiEliminaNina
le tue poesie sono una festa di colori e musicalità, il nostro dialetto ci dà la possibilità di esprimere attraverso la parola una mistura di sentimenti che va oltre la parola.
RispondiEliminaPeppa
Ti ringrazio Peppa per aver saputo cogliere ciò che della lingua siciliana apprezzo di più: colori e musicalità.
RispondiEliminaGrazie anche a Nina
Chiedo venia per il ritardo con cui lessi le tue poetiche parole siciliane: mi piacquero!
RispondiEliminaConcordo con la Sardisco per quanto riguarda il nostro parlare quotidiano e col D'Amato in merito alla seconda poesia, che anche a me piacque di più.
Brava.
L.I.