giovedì 6 aprile 2017

“un poeta in Russia è più che un poeta”










La settimana scorsa,  in Oklahoma,  Evgenij Evtušenko è passato dalla vita all’immortalità.
Un arresto cardiaco: il cuore fisico non ha retto all’età. Ha battuto a volte dalla parte giusta e a volte dalla parte sbagliata – sempre convinto del suo gesto e della sua parola.
Ma il cuore, sparso con prodigalità spavalda nella sua poesia, tracima ancora e batte nei nostri petti, se abbiamo orecchie per sentirlo.
Questo si auspicano i poeti, l’immortalità del cuore: una storia che venga cantata attorno al fuoco, per scaldarci e illuminarci quando incombe la sera  - il sonno della ragione? - con le sue paure ancestrali. 
Fabrizio Sapio




Ho infilato a un ramo

una poesia,
che lotta
e non si lascia afferrare
dal vento
Mi chiedi:
“Sfilala, non scherzare.”
La gente passa.
Guarda
si stupisce.
L’albero brandisce
la poesia.
Non dobbiamo discutere.
Dobbiamo proseguire.
“Ma non te la ricordi”
E’ vero, però domani te ne scriverò una nuova.
Vale agitarsi per una simile sciocchezza?
Non pesa certo al ramo la poesia.
Te ne scriverò
quante vorrai.
Per ogni albero -
una poesia!”
Ma più avanti, come saremo?
Questo forse presto lo dimenticheremo?
No,
se andando avanti diverrà difficile,
ci sovverrà
di dove ,
in piena luce,
un albero brandisce
una poesia,
e sorrideremo:
"Dobbiamo proseguire”

(1955)     Trad. Evelina Pascucci




 




Nel 1961 compose uno dei poemi più potenti della sua produzione, Babbij Jar la denuncia di uno dei massacri più efferati della storia della Shoah; nel 1941 decine di migliaia tra ebrei ucraini, rom, comunisti, anziani e bambini vennero trucidati dai nazisti, sostenuti dai collaborazionisti locali, in un fossato nei dintorni di Kiev. Sterminio passato sotto silenzio dalle autorità sovietiche che il poema di Evtušenko, obbligò il potere a riconoscere e affrontare.

E tuoni, tuoni l’Internazionale
quando sarà sepolto
l’ultimo antisemita della terra!
Non ho sangue d’ebreo nelle mie vene: ma con la loro
inveterata, cieca
rabbia, me come ebreo
odiano gli antisemiti.
Per questo io sono
un vero russo.
















Fui tante volte così dolorosamente ferito
da raggiungere casa carponi,
speronato non solo dall’odio -
con un petalo pure si può ferire.

Ho ferito io stesso - proprio senza volerlo,
con una sciatta e affrettata gentilezza
e per qualcuno, poi, fu doloroso,
come andare sul ghiaccio a piedi nudi.

Perché per le rovine vado
di quelli a me più cari, più vicini,
io, così facilmente - e con dolore - feribile
e che gli altri ferisco con tanta leggerezza?”

(1973)     Trad. Evelina Pascucci




selezione poetica, immagini e contributi di Adele musso e Fabrizio Sapio









 

4 commenti:

  1. Ci manchera, e saremo più soli, ma non più disperati, perché ci ha mostrato la strada che porta oltre.

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  2. Bellissimo oggi il post di Poesia. Etuvschenko l'ho amata tantissimo. Mi piace ricordare sempre i versi di una che porto sempre con me.
    ...Dubitare di sè è necessario.
    ...Non fidarsi di sè è necessario,
    Necessarie sono le morse dell'angoscia,
    perchè il cielo nella notte s'avvicini
    con le stelle a lacerare le tempie,
    perchè i tram irrompano nella stanza,
    con le ruote a correre sul volto,
    ...
    Mi piace quel verso dove dice: si può ferire con un petalo.
    Il senso umano è del poeta che racconta l'inferno dell'umanità seppellita dall'oblio.

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  3. grazie alle fedeli lettrici, che commentano con l'intelligenza del cuore. Grazie Rosa e Clo. Fabrizio

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  4. Belle poesie: dall'immortalità del cuore all'immagine del fuoco, scoprire chi è poeta; una poesia per ogni ramo e albero forse un fiore, fino aun petalo travestito da pugnale. Tante forti emozioni, foto che urlano in bianco e nero. A rileggervi!
    Nina

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