mercoledì 15 giugno 2016

Per le rose che furono calpestate presso l’orlo della mia veste. Io ch’ero la vita







Rosa meditativa, Salvador Dalì

In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose.


Dino Campana a Sibilla Aleramo, 1917



LA ROSA, Jorge
La rosa,
l’immarcescibile rosa che non canto,
quella che è peso e fragranza,
quella del nero giardino nell’alta notte,
quella di qualsiasi giardino e qualsiasi sera,
la rosa che risorge dalla tenue
cenere per l’arte dell’alchimia,
la rosa dei persiani e di Ariosto,
quella che sempre sta sola,
quella che sempre è la rosa delle rose,
il giovane fiore platonico,
l’ardente e cieca rosa che non canto,
la rosa irraggiungibile.

JORGE LUIS BORGES


 
Debora Bernardi

Se la tua freschezza a volte ci stupisce;
gioiosa rosa,
è perché in te, petalo contro petalo,
dentro te stessa, ti riposi.

Un corpo sveglio il cui centro dorme,
mentre innumerevoli si toccano
le tenerezze del cuore silenzioso
che culminano poi nella tua bocca.

—-
I
Si ta fraîcheur parfois nous étonne tant,
heureuse rose,
c’est qu’en toi-même, en dedans,
pétale contre pétale, tu te reposes.

Ensemble tout évéillé, dont le milieu
dort, pendant qu’innombrables, se touchent
les tendresses de ce cœur silencieux
qui aboutissent à l’extrême bouche.



Giovanni Boldini



La coppa di rose


Iracondi vedesti schizzar fuoco, due ragazzi
avvinghiarsi in un groppo solo ch' era
odio e si rotolava sulla terra
come bestia assaltata dalle api;
mimi vedesti, fanfaroni tronfi,
cavalli furiosi che stramazzano,
gli occhi stravolgono, mostrano i denti
quasi dal muso si staccasse il cranio.

Ma ora sai come questo si dimentica:
perché hai davanti, colma e inobliabile,
la coppa delle rose che gli estremi
ha in sé dell'essere e del declinare,
porgere, non-poter-mai-dare, esserci,
che può anche esser nostro: anche per noi estremo.

Tacita vita, aprirsi senza fine,
sete di spazio che non toglie spazio
allo spazio che il cerchio delle cose restringe,
forma non circoscritta, senza contorni quasi
e solo interna, stranamente tenera
e che da sé fino all'orlo s'illumina:
conosci cosa che somigli a questa? .

Ed a questa: che un sentimento nasce
perché petali toccano altri petali?
E questa: che uno s'apre come palpebra
e sotto non ci sono altro che palpebre,
chiuse, quasi dormendo dieci volte
dovessero attutire un'energia visiva interna.
E soprattutto: che per questi petali
deve passare luce. Essi dai mille cieli
filtrano lentamente quella goccia di tenebra
nel cui bagliore l'intricato fascio
degli stami si eccita e s'impenna.

E vedi i movimenti nelle rose:
oscillano in così stretto angolo
che i gesti resterebbero invisibili se i loro
raggi non si spiegassero a ventaglio nel cosmo.

Vedi la rosa bianca distendersi beata
ed ergersi nei grandi aperti petali
come una Venere nella conchiglia,
e quella che arrossisce
e si volge confusa a quella fresca,
e come quella fresca si ritrae insensibile,
e come chiusa in sé la rosa fredda
sta fra le rose aperte che ogni veste depongono.
E ciò che svestono, come può esser lieve,
o pesante; mantello o ala o carico,
o maschera, secondo ciò che svestono,
e come: sotto l'occhio dell'amato.

Possono essere qualsiasi cosa: forse
non era quella gialla che giace aperta e vuota
la corteccia d'un frutto in cui quel giallo
era il succo, più denso ed arancione?
E non era già troppo, per quest' altra, sbocciare,
se al contatto dell'aria il suo rosa indicibile
ha assunto il gusto amaro del lillà?
E questa, di batista, non è la veste a cui
tenera e ancora calda aderisce la camicia
che con lei fu gettata nell'ombra del mattino
su una spiaggia della foresta antica?
E questa porcellana dai riflessi d'opale,
tazza cinese bassa, fragile
piena di piccole farfalle chiare -
e quell'altra che nulla contiene oltre se stessa.

Ma tutte non contengono nient' altro che se stesse,
se contener se stesse vuol dire: il mondo esterno,
e vento e pioggia e la pazienza della primavera,
e colpa ed inquietudine, mascherato destino,
e il buio della terra a sera, fino
al volo delle nubi che s'appressano e fuggono,
al vago influsso di remote stelle,
mutarlo in breve spazio entro di noi.
Tutto questo ora posa spensierato
nel grembo aperto delle rose.
 Rilke

 
Magritte, Le tombeau des lutteurs




La tua bocca è come
il centro perfetto di una rosa,
un groviglio di morbido velluto
Cremisi quando m'avvicino
illividisce e sbianca a sera
come corolla stanca sul cuscino
ed io nel sogno tuo
non ho cammino.

Adele Musso


Magritte, Amore a distanza


Selezione poetica e immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio

5 commenti:

  1. Adele grazie per questa lattina fragrante e le belle immagini.a esergo aggiungerei un verso della Stein: a rose is a rose is a rose is a rose. Fabrizio

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  2. Questa collezione di poesie non può passare inosservata ad una che hanno chiamato Rosa fin dalla nascita e che si è sempre chiesta perchè non "margherita", che questo nome le si addiceva di più, tanto era breve e sbiadita, da piccola, ma da grande, scoprì che una ragione c'era, anzi più d'una...

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    1. un omaggio a tutte le Rose, anche a chi ne porta il nome.

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  3. Sempre piacevole leggere la pagina poesia, oggi profumata e potente come una rosa. Grazie per il vostro lavoro. A rileggervi
    Nina

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  4. Rosa, rosae, rosae Ah com'è difficile il latino. Così cominciava la sigla de I ragazzi di padre Tobia. La rosa, simbolo della vita stessa fiori e spine, passione se è rossa, bianca per osannare il candore, poi mille colori per ogni sentimento. Mai fiore fu tanto amato, declamato, cantato, coltivato pure nel più misero balcone di casa si identifica con l'umanità stessa. Bella tutta questa selezione, bellissima anche la tua, Adele, chiude bene, come l'incarto di un magnifico dono.

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