Il poeta vecchio
Lo
incontro alle Poste,
mentre
con entusiasmo
affiggo
carte e versi.
Sta
leggendo: dalla sua concentrazione
intuisco
una sete di parole
che
esaltano e placano.
Mi
avvicino: oggi regalo bellezza
e
mi piace comunicarglielo.
E’
la giornata della poesia
e
regaliamo poesie a tutti.
La
massaia compra cipolle, e io le do Neruda
Compra
le fettine e le offro Baudelaire,
va
dal fioraio
e
sento che devo darle Prévert.
Lui
mostra una triste vivacità febbricitante
Mi
dice: anch’io ho delle poesie.
Con
la mano del cuore
Sfila
dalla giacca sdrucita
Un
opuscoletto smilzo
Ottavo
di fogli poetici.
Sorrido
del dono, gratuito come i doni devono
essere
Si
incoraggia, ed esce dalla stessa tasca
Una
cosa simile alla prima
Ma
in vernacolo.
Non
ho tempo di leggerli adesso – i versi
Ma
la ringrazio .
Venga,
oggi in piazza si fa festa,
nel
pomeriggio invaderemo il centro.
Di
sera, saremo lì. Venga, potrà recitarcele.
Ma
io…non esco la sera. E poi… vedremo.
Imbarazzato
incespica, si allontana,
eppure
non va via.
Pudico,
ritroso, mi vuol lasciare libero
Libero
col mio entusiasmo a lui così estraneo.
E
si va a rintanare in un angolo
Fingendo
di leggere altre affiches.
Fabrizio
Sapio
Anche
stamane claudicante claudica verso la fermata del bus
Io
so che non è il fazzoletto d’appretto profumato
ciò
che dal taschino sporge
Son
versi, parole d’umido inchiostro che sembrano
sonagli
Ne
ha financo sotto il berretto
O
Luigi, è un fiore in bocca la poesia
Vieni,
sosta sull’uscio che io ti baci
Il
tuo segreto raminga tra sedute e donne in due piegate
Tra
voleurs che sfilano borselli e cellulari
Ecco,
tu speri che rubino i tuoi versi
e
che li portino come bottino nei luoghi più impensati
Qualcuno
un tempo li graffiò sui muri,
sulla
corteccia ruvida, sul palmo della mano
un
altro li mimò impavido dell’insegnante miope
Claudica
verso il bus,
della
tua rima fai ventaglio
del
tuo sonetto parasole
ma
prima che tu vada, qui sull’uscio io ti bacio
o
mio poeta squinternato.
Adele Musso
A Vittoria Colonna
Un uomo in una donna, anzi uno dio,
per la sua bocca parla,
ond'io per ascoltarla
son fatto tal, che ma'
più sarò mio.
I' credo ben, po' ch'io
a me da lei fu' tolto,
fuor di me stesso aver di me pietate;
sì sopra 'l van desìo
mi sprona il suo bel volto,
ch'io veggio morte in ogni altra beltate.
O donna che passate
per acque e foco l'alme
a' liei giorni,
deh, fate c'a me stesso più non torni.
(Rime, Michelangelo)
immagini e selezione poetica a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio (gli irriducibili).
Wow che bello leggervi appena sfornati : brioches calde inzuppate nel verso liquido che ancora fuma. Che colazione coi fiocchi (questa non ingrassa, nutre)
RispondiEliminaGrazie cara assidua lettrice. gli irriducibili durano ancora. Fabrizio
RispondiEliminaMi piace. Resterei così per dire con poco quello che mi placa ed è tanto che nessuna voce in più può adornare. REsto incantata sulle cipolle e Neruda, sulle fettine e Baudelaire. Nonchè Prevert.
RispondiEliminaE l'attesa appassionata di Adele del poeta che rende allegri e che con Monica qui ci si nutre più che saziarsi
lattina creativa improvvisata e quasi autoreferenziale, ma così libera nell'ispirazione e sincera nei sentimenti che fa effetto! Grazie Adele, siamo un'ottima squadra: in tempi di individualità sfrenata, è bello!
RispondiEliminagrazie a Clo e a Momi, ormai scriviamo solo per voi (oltre che per esprimerci).Fab
e che male fa? La poesia è curativa
EliminaBella l'immagine della poesia donata al mercato e l'uomo timido che pure ha le sue -amate - che tiene intasca. E concordo con Adele: è un fiore in bocca la poesia.
RispondiEliminaSe scrivere fosse un pranzo la poesia potrebbe essere la frutta, si mangia anche fuori pasto e sempre deliziosa, dissetante, gustosa e non stanca mai.