A! Free! K!
Cher frère blanc,
Quand je suis né, j’étais noir,
Quand j’ai grandi, j’étais
noir,
Quand je suis au soleil, je
suis noir,
Quand je suis malade, je suis
noir,
Quand je mourrai, je serai
noir.
Tandis que toi, homme blanc,
Quand tu es né, tu étais rose,
Quand tu as grandi, tu étais
blanc,
Quand tu vas au soleil, tu es
rouge,
Quand tu as froid, tu es bleu,
Quand tu as peur, tu es vert,
Quand tu es malade, tu es
jaune,
Quand tu mourras, tu seras
gris.
Alors, de nous deux,
Qui est l’homme de couleur ?
Léopold Sedar
Senghor
(Malangatana, pittore del Monzabico)
Conversazione telefonica
Il prezzo sembrava ragionevole, il luogo
indifferente. L'affittuaria aveva giurato di vivere
fuori sede. Non rimaneva nulla
se non la confessione.
"Signora" avvisai,
"detesto buttar via tempo in viaggi inutili - sono
africano."
Silenzio. Trasmissione zittita di
buone maniere pressurizzate. La voce, quando venne,
spalmata di rossetto, pigolio di lungo
bocchino dorato. Ero stato beccato, che imbecille.
"QUANTO SCURO?"... Non avevo sentito male... "LEI È
CHIARO
O MOLTO SCURO?" Bottone B. Bottone A.
Tanfo di respiro rancido di pubblico nascondino telefonico.
Cabina rossa. Cassetta rossa. Autobus rosso
a due piani che schiaccia l'asfalto. Era vero! Svergognata
dal silenzio scortese,
la resa spinse lo stupore a pregare semplificazione.
Lei era piena di riguardo, variando l'enfasi -
"LEI È SCURO? O MOLTO CHIARO?"
Venne la rivelazione.
"Lei intende - come cioccolato semplice o al latte?"
Il suo assenso era clinico, schiacciante nella propria leggera
impersonalità. Rapidamente, regolatomi a quella lunghezza d'onda,
scelsi. "Seppia Africano occidentale" e come pensiero
aggiunto,
"Come dice il mio passaporto." Silenzio per spettroscopico
volo di fantasia, fino che la sincerità fece risuonare il suo duro
accento sulla cornetta. "COS'E'?" concedendo
"NON HO IDEA DI COSA SIA." "Tipo castano."
"È SCURO, GIUSTO?" "Non del tutto.
Di faccia, sono castano, ma signora, dovrebbe vedere
il resto di me. Il palmo della mia mano, le piante dei miei piedi
sono di un biondo ossigenato. Lo sfregamento, dovuto -
che stupido pazzo - allo starmene seduto, ha reso
il mio sedere nero corvino - un momento, signora!"- percependo
il suo ricevitore rizzarsi in un fragore di tuono
fin nelle orecchie: "Signora," supplicai, "non vorrebbe
piuttosto
controllare di persona?"
Wole Soyinka
LA CATTEDRALE
Su questo spiazzale sporco
un tempo sorgeva un albero
che diffondeva incenso sul granturco appena nato:
i suoi rami si estendevano attraverso un paradiso
rischiarato dagli ultimi fuochi di una tribù.
Poi mandarono geometri e costruttori
a tagliare l'albero
e piantare al suo posto
un’insensata gigantesca cattedrale di sventura.
Kofi Awoonor
(Vladimir Kush, Africa Sonata)
Ascolta più spesso ciò che vive
ascolta la voce del fuoco
ascolta la voce dell’acqua
e ascolta nel vento
i singhiozzi della boscaglia :
sono il soffio degli antenati.
I morti esistono,
essi non sono mai partiti,
sono nell’ombra che s’illumina,
e nell’ombra che scende
nella profonda oscurità.
Sono nell’albero minaccioso
e nel bosco che geme,
sono nell’acqua che scorre,
sono nell’acqua stagnante,
sono nelle capanne,
sono nelle piroghe.
I morti non sono morti.
I morti esistono, non sono mai
partiti,
sono nei seni della donna
sono nel bimbo portato dal suo
corpo
sono nel tizzone che si accende
non sono sotto terra
sono nell’incendio che divampa
sono nelle erbe che piangono
sono nelle rocce che gemono
sono nella foresta, nelle
abitazioni, nelle barche.
I morti non sono morti.
Birago Diop
(H. Rousseau, La bohèmienne endormie)
La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni
limite.
E' la nostra luce, non la
nostra ombra,
a spaventarci di più
Ci domandiamo: " Chi sono
io per essere brillante,
pieno di talento, favoloso? "
In realtà chi sei tu per NON
esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c'è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi
cosicché gli altri
non si sentano insicuri intorno
a noi.
Siamo tutti nati per
risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere
manifesta
la gloria di Dio che è dentro
di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla
nostra luce
di risplendere,
inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di
fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle
nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli
altri.
Nelson Mandela
Vedevo nel sogno paesi
fino ai quattro angoli
dell'orizzonte
sottomessi alla riga,
alla squadra, al compasso;
falciate le foreste,
distrutte le colline,
nei ceppi valli e fiumi.
Per quanto è grande la terra
vedevo
paesi
sotto una griglia di ferro
tracciata
da mille rotaie.
E poi vedevo i popoli del sud
formicaio in silenzio al
lavoro.
E' santo il lavoro
ma non va più col gesto
ritmato dai tam-tam
e dalle stagioni che tornano.
gente del sud nei cantieri, nei
porti,
nelle miniere,
nelle officine,
segregati la sera
nei borghi miserabili.
Accumulano
montagne d'oro rosso,
montagne d'oro nero:
e muoiono di fame!
Léopold Sedar
Senghor
selezione poetica e immagini a cura di Fabrizio Sapio e Adele Musso
La poesia di Wole Soyinka sembra un magnifico pezzo di narrativa. Belle tutte le altre come l'incipit che presenta la selezione e che spiega come una civiltà diversa, alla fine, risulti comunque un'imposizione. Sono tutte davvero belle, stupenda quella di Léopold Sedar Senghor
RispondiEliminaBravi, come sempre
Nelle nostre selezioni mancava l'Africa e abbiamo pensato di rimediare. Forse erano troppe per una sola lattina. A volte l'entusiasmo ci prende la mano. Grazie Adelaide. E sempre grazie a Adele che oltretutto cura anche le scelte iconografiche. Fab
RispondiEliminaFab, la nostra collaborazione è un grande regalo di amicizia oltre che di passione comune.
Eliminaci puoi giurare !!! Fab
EliminaDimenticavo: A! Free! K! si legge Africa, of course. Fab
RispondiEliminaBello leggere e ammirare immagini. La mano dell'uomo che modifica la natura, una ricchezza umana fatta da potere e distruzione che rende poveri. Divario socio economico tra i paesi ricchi e quelli africani e poi l'uomo che sembra accumulare montagne preziose d'oro ma muore di fame. I controsensi dell'umanità. Argomenti che danno il via a importanti riflessioni. Complimenti
RispondiEliminaNina
Mi piace molto. Ho apprezzato anche i quadri, e a volte ritrovo quello visti dal vivo. Di Rousseau in questa selezione la donna che dorme al Moma di NY. Ma la pelle che diventa grigia è quella che mi piace più di tutte. La pelle di colore e di quali colori si colora se non più di ogni altra è proprio la bianca.
RispondiEliminaE sempre in tema di colori, non può che essere così. Il bianco li contiene tutti.
Ciao ad ambedue. Bella e affascinante la selezione
La poesia ha il dono dell'immediatezza e scocca come una freccia acuminata..se fosse avvelenata, se fosse nella bocca degli sfruttati, ahiahi, quante battaglie vincerebbero?
RispondiEliminaSi,ora ricordo...la musica e le parole dei negri nei campi di cotone, gli schiavi di america, del sudafrica...
grazie.