Quando la fatica di vivere diventa consapevolezza,
allora non c’è più via d’uscita.
La beffa di questa società superficiale e sciocca
diventa burla del tuo sentire,
di quel che sei,
di ciò che vorresti essere.
Tutte le possibilità ti sono annientate,
disintegrate da burattinai incapaci e avidi
che ti spillano il futuro,
cioè te lo fottono goccia a goccia.
Ricchi sempre più ricchi
e piccolo-borghesi che lottano,
che incalza con bestiale violenza,
e che sta depredando l’uomo dell’ultimo lembo di dignità,
che per abitudine, forse,
ancora si ostina a tenere stretto tra i denti.
I vecchi rifiutati, i malati, i senzatetto, i barboni,
oggi,
sono alla stregua di cani abbandonati in autostrada
da gente che vive di fatua moda e di abnormi egoismi.
Provi a gridare in questo deserto
ma è come se avessi in bocca pugni di sabbia
e la voce non ti esce,
rischi solo di soffocare e di essere travolto
da una folla disattenta
che fa solo finta di preoccuparsi del tuo domani.
In realtà non disdegnerebbe di prenderti a calci nelle palle.
Mai vorrei per mio figlio un futuro fatto di nulla
in questo che ancora insistiamo a chiamare
consorzio di uomini.
Bagheria, giugno 2013
Lucia Immordino
Ma che parole incazzate... mi piacciono le poesie con i calci nelle palle!
RispondiEliminabrava lucia
gd
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EliminaAlcune cose le devo scrivere in un modo piuttosto che in un altro: quando in me vibra dolore, sdegno, rabbia, gioia o simili sfumature ed espressioni del sentire umano, allora dico che si tratta di poesia, ma io so che il poetare è altra cosa.
EliminaGrazie.
LI.
Una Lucia riflessiva. Il titolo mi piace assai. A prima vista sembra si tratti di considerazioni arrendevoli ma poi la grinta supera il tutto con maestria poetica. Brava!
RispondiEliminaNina
Da questo scritto, in verità, schiuma tutto il mio sdegno per l'inettitudine di noi italiani: siamo una procella che il vento sbatte un po' di qua e un po' di là.
EliminaPer dirla alla Dante : una ... nave sanza nocchiere in gran tempesta ...
Coloro che pagheranno le spese per tanta inettitudine saranno i nostri ragazzi che sono già stati non dico privati, ma proprio defraudati del loro fututro.
Grazie mia cara.
L.I.
Bello, mi piace un sacco l'immagine dei pugni di sabbia in gola. Sei truce e non lo sai!
RispondiEliminaSi, lo so invece!
RispondiEliminaGrazie Moccio.
L.I.
brava brava brava brava brava Luce, me lo ricordo questo giugno 2013, come Ungaretti ci dai notizia dell'anno e del luogo, delle immagini che cogli dalla tua trincea, mio soldato impegnato in prima linea per la difesa del futuro con le radici ben salde nel passato. un'ultima cosa: sì, il poetare è anche questo, stanne certa. e se questo è truce, resta truce, sentinella
RispondiEliminaSuppongo tu sia Pat.
EliminaGrazie per il bel commento: in effetti sei stata la prima a cui, nel giugno dell'anno scorso, feci leggere questo scritto.
Cara, cara amica.
L.I.
Posso dirti che questa è quella che mi è piaciuta di più? C'è molta amarezza, sincera e sentita. Brava L.I.
RispondiEliminaCara Jole, permettimi di dirti che anche "Primi giorni a Milano" è amara, vera e molto provata.
EliminaGrazie.
Lucia.
Sono per ora in perfetta sintonia con il tuo sentire, la povertà incalza e anche lo sgomento per il degrado intellettuale a cui pare vogliono abituarci. Temo.
RispondiEliminaNon è poesia, dici? diversamente poesia.
Rosa L.