La settimana scorsa,
in Oklahoma, Evgenij Evtušenko è
passato dalla vita all’immortalità.
Un arresto cardiaco: il cuore fisico non ha retto
all’età. Ha battuto a volte dalla parte giusta e a volte dalla parte sbagliata
– sempre convinto del suo gesto e della sua parola.
Ma il cuore, sparso con prodigalità spavalda nella sua
poesia, tracima ancora e batte nei nostri petti, se abbiamo orecchie per
sentirlo.
Questo si auspicano i poeti, l’immortalità del cuore:
una storia che venga cantata attorno al fuoco, per scaldarci e illuminarci
quando incombe la sera - il sonno della
ragione? - con le sue paure ancestrali.
Fabrizio Sapio
Ho infilato a un ramo
una poesia,
che lotta
e non si lascia
afferrare
dal vento
Mi chiedi:
“Sfilala, non scherzare.”
La gente passa.
Guarda
si stupisce.
L’albero
brandisce
la poesia.
Non dobbiamo
discutere.
Dobbiamo
proseguire.
“Ma non te la ricordi”
E’ vero, però domani te ne scriverò una nuova.
Vale agitarsi
per una simile sciocchezza?
Non pesa certo
al ramo la poesia.
Te ne scriverò
quante vorrai.
Per ogni albero -
una poesia!”
Ma più avanti, come saremo?
Questo forse presto lo dimenticheremo?
No,
se andando
avanti diverrà difficile,
ci sovverrà
di dove ,
in piena luce,
un albero
brandisce
una poesia,
e sorrideremo:
"Dobbiamo proseguire”
(1955) Trad.
Evelina Pascucci
Nel 1961 compose uno dei
poemi più potenti della sua produzione, Babbij Jar la denuncia di uno dei
massacri più efferati della storia della Shoah; nel 1941 decine di migliaia tra
ebrei ucraini, rom, comunisti, anziani e bambini vennero trucidati dai nazisti,
sostenuti dai collaborazionisti locali, in un fossato nei dintorni di Kiev.
Sterminio passato sotto silenzio dalle autorità sovietiche che il poema di
Evtušenko, obbligò il potere a riconoscere e affrontare.
E tuoni, tuoni l’Internazionale
quando sarà sepolto
l’ultimo antisemita della terra!
Non ho sangue d’ebreo nelle mie vene: ma con la loro
inveterata, cieca
rabbia, me come ebreo
odiano gli antisemiti.
Per questo io sono
un vero russo.
Fui tante volte così dolorosamente ferito
da raggiungere
casa carponi,
speronato non
solo dall’odio -
con un petalo pure si può ferire.
Ho ferito io stesso - proprio senza volerlo,
con una sciatta
e affrettata gentilezza
e per qualcuno,
poi, fu doloroso,
come andare sul
ghiaccio a piedi nudi.
Perché per le rovine vado
di quelli a me
più cari, più vicini,
io, così
facilmente - e con dolore - feribile
e che gli altri
ferisco con tanta leggerezza?”
(1973) Trad.
Evelina Pascucci
selezione poetica, immagini e contributi di Adele musso e Fabrizio Sapio
Ci manchera, e saremo più soli, ma non più disperati, perché ci ha mostrato la strada che porta oltre.
RispondiEliminaBellissimo oggi il post di Poesia. Etuvschenko l'ho amata tantissimo. Mi piace ricordare sempre i versi di una che porto sempre con me.
RispondiElimina...Dubitare di sè è necessario.
...Non fidarsi di sè è necessario,
Necessarie sono le morse dell'angoscia,
perchè il cielo nella notte s'avvicini
con le stelle a lacerare le tempie,
perchè i tram irrompano nella stanza,
con le ruote a correre sul volto,
...
Mi piace quel verso dove dice: si può ferire con un petalo.
Il senso umano è del poeta che racconta l'inferno dell'umanità seppellita dall'oblio.
grazie alle fedeli lettrici, che commentano con l'intelligenza del cuore. Grazie Rosa e Clo. Fabrizio
RispondiEliminaBelle poesie: dall'immortalità del cuore all'immagine del fuoco, scoprire chi è poeta; una poesia per ogni ramo e albero forse un fiore, fino aun petalo travestito da pugnale. Tante forti emozioni, foto che urlano in bianco e nero. A rileggervi!
RispondiEliminaNina