Vladimir Kush Fauna nella Mancha
UN’ALTRA PRIMAVERA
Nella bocca dorata di un fiore
il nero odore della terra in primavera.
Non più teschi sui nostri tavoli
ma l’insinuante
prova della morte – come se avessimo bisogno
di nuovi modi di morire? No,
non abbiamo bisogno
di nuovi modi di morire.
La morte in noi continua
a mettere alla prova lo sfrenato
rischio di vivere,
così come Adamo lo arrischiò.
Bocca dorata, il sorriso obliquo
della luna verso ovest
è alla finestra nera,
Calavera di Primavera.
Mi fraintendete?
Sto parlando di vivere
di muoversi da un attimo verso
il seguente, e verso quello
che viene dopo, respirando,
morte nell’aria di primavera, sapendo che
aria vuol dire anche
musica a cui cantare.
DENISE
LEVERTOV ( TRAD.FERNANDA PIVANO)
Cesare Laurenti Visione antica, 1901
ADDIO AD UNA
VISTA
Non ce l’ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie
come ogni anno
ai suoi doveri.
Capisco che la
mia tristezza
non fermerà il
verde.
Il filo d’erba,
se oscilla,
è solo al vento.
Non mi fa
soffrire
che gli isolotti
di ontani sulle acque
abbiano di nuovo
con che stormire.
Prendo atto
che la riva di
un certo lago
è rimasta – come
se tu vivessi ancora bella
come era.
Non ho rancore
contro la vista
per la vista
sulla baia
abbacinata dal sole.
Riesco perfino
ad immaginare
che degli altri,
non noi
siedano in
questo momento
sul tronco
rovesciato d’una betulla.
Rispetto il loro
diritto
a sussurrare,
ridere
e tacere felici.
Suppongo perfino
che li unisca
l’amore
e che lui
stringa lei
con il suo
braccio vivo.
Qualche giovane
ala
fruscia nei
giuncheti.
Auguro loro
sinceramente
di sentirla.
Non esigo alcun
cambiamento
dalle onde
vicine alla riva,
ora leste, ora
pigre
e non a me
obbedienti.
Non pretendo
nulla
dalle acque
fonde accanto al bosco,
ora color
smeraldo,
ora color
zaffiro
ora nere.
Una cosa non
accetto.
Il mio ritorno
là.
Il privilegio
della presenza ci
rinuncio.
Ti sono
sopravvissuta solo
e soltanto
quanto basta
per pensare da
lontano.
WISŁAWA
SZYMBORSKA
Cos’è questo gusto di sangue in bocca?
Rivendico il diritto di appassire
lontano dalle forre in cui sorridono
stupide bocche di leone leccate di giallo.
Rivendico il diritto alle lacrime!
Sono allergico ai fiori:
ditelo al papavero
che se ne stava tronfio e fu decapitato;
ditelo alle viole, nascoste comari consapevoli
che sono caduche e marciranno
sotto la ruota del carro, in due ore.
E voi, che festeggiate il bacco vegetale
con passi ubriachi
come un ditirambo di disgraziati
e belate o ululate
secondo la vostra natura. Voi, dico
che inciampate sul senso e sul ritmo
ma vi rialzate e lestamente lo scavalcate.
Noi tutti rassomigliamo all’inverno
sterile senza impegno
senza neve senza pane senza coltura
senza regola né misura
senza meta perché senza storia.
Non ho più profumati versi:
oggi sono allergico persino alla poesia!
Fabrizio
Sapio
(21 marzo: Primavera e Giornata mondiale della poesia)
Magritte - Colgonda, 1953
La vedi la rondine?
Scende in picchiata
come un kamikaze
radente al suolo,
ai sassi, ai ciuffi
d'erba.
Schiva gli ostacoli
quando tutto sembra
ormai
perduto
furia
d'istinto controllato.
Ali
di nera forbice
tagliano
l'aria e le speranze.
Grido
è il suo disappunto
per
una stagione tardiva.
Io
come lei
la
vivo male.
Adele
Musso
"Che resta di un sogno erotico se
al risveglio è diventato un poeta
se a mani vuote di te
non so più fare
come se non fosse amore
se per errore
chiudo gli occhi e penso a te."
al risveglio è diventato un poeta
se a mani vuote di te
non so più fare
come se non fosse amore
se per errore
chiudo gli occhi e penso a te."
Selezione poetica e immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio - Guest star Loretta Goggi