giovedì 23 febbraio 2017

la parola è il pane dei poeti









Street  food


… e così me ne vado al vento
con la fragranza del rimàcino caldo;
“le spolette”, le chiama la panettiera.

Rispetto il suo nome ardimentoso
e apprezzo la forma barocca:
i tagli ne fanno un’architettura
come una tozza colonna tòrtile.

Apprezzo la forma, perché col pane
la forma è già sostanza e gusto.

Il companatico, invece, non lo devo scegliere.

Taglio il rimàcino a metà
e lo apro di fronte alle barche, alla Cala.

Il mare ci aggiunge
la sua brezza salmastra.
E tanto basta.


Fabrizio Sapio




Sto trascurando il mio amore
Lascio che appassisca
Mi osserva, tace,
le mani lungo i fianchi
E aspetto che un sogno mi suggerisca le parole
i gesti di cui non sono più capace
Ridi di me parlami gridami contro!
Ricorda quello che non era, quello che è.
Sfiorisce per assenza di guerra,
per troppa pace che s'annida in un accomodo stantio.
Che le lacrime non mi sono mai servite per legarti
E gli unici lacci sono gli anni
e la carta sottile che conserva il pane.

Adele Musso 






Le dicevano: - Bambina!
che tu non lasci mai stesa,
dalla sera alla mattina,
ma porta dove l'hai presa,
la tovaglia bianca, appena
ch'è terminata la cena!
Bada, che vengono i morti!
i tristi, i pallidi morti!
Entrano, ansimano muti.
Ognuno è tanto mai stanco!
E si fermano seduti
la notte intorno a quel bianco.
Stanno lì sino al domani,
col capo tra le due mani,
senza che nulla si senta,
sotto la lampada spenta. -
E` già grande la bambina:
la casa regge, e lavora:
fa il bucato e la cucina,
fa tutto al modo d'allora.
Pensa a tutto, ma non pensa
a sparecchiare la mensa.
Lascia che vengano i morti,
i buoni, i poveri morti.
Oh! la notte nera nera,
di vento, d'acqua, di neve,
lascia ch'entrino da sera,
col loro anelito lieve;
che alla mensa torno torno
riposino fino a giorno,
cercando fatti lontani
col capo tra le due mani.
Dalla sera alla mattina,
cercando cose lontane,
stanno fissi, a fronte china,
su qualche bricia di pane,
e volendo ricordare,
bevono lagrime amare.
Oh! non ricordano i morti,
i cari, i cari suoi morti!
- Pane, sì... pane si chiama,
che noi spezzammo concordi:
ricordate?... E` tela, a dama:
ce n'era tanta: ricordi?...
Queste?... Queste sono due,
come le vostre e le tue,
due nostre lagrime amare
cadute nel ricordare!

Giovanni Pascoli 


“Dal mare e dalla terra faremo pane,
coltiveremo a grano la terra e i pianeti,
il pane di ogni bocca,
di ogni uomo,
ogni giorno
arriverà perchè andammo a seminarlo
e a produrlo non per un uomo
ma per tutti,
il pane, il pane
per tutti i popoli
e con esso ciò che ha
forma e sapore di pane
divideremo:
la terra,
la bellezza,
l’amore,
tutto questo ha sapore di pane.”

Pablo Neruda


Selezione poetica e immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio

giovedì 16 febbraio 2017

telefonami tra cent'anni









Alternativa episodica del poeta

Stavo per scrivere una poesia
invece ho fatto una torta ci è voluto
più o meno lo stesso tempo
chiaro la torta era una stesura definitiva
una poesia avrebbe avuto
un po' di strada da fare giorni e settimane
e parecchi fogli stropicciati

La torta aveva già una sua piccola
platea ciarlante
che ruzzolava tra camioncini e un'autopompa
sul pavimento della cucina.

Questa torta piacerà a tutti
avrà dentro mele e mirtilli rossi
albicocche secche
tanti amici diranno ma perché diavolo
ne hai fatta una sola

Questo non succede con le poesie
a causa di una inesprimibile  tristezza
ho deciso
di dedicare la mattinata a un pubblico ricettivo
non voglio aspettare
una settimana un anno una generazione
che si presenti il consumatore giusto







Avevo bisogno di parlare con mia sorella

Avevo bisogno di parlare con mia sorella
parlarle al telefono intendo
come facevo ogni mattina
e anche la sera
quando i nipotini dicevano qualcosa
che ci stringeva il cuore

Ho chiamato il suo telefono ha squillato quattro volte
potete immaginarmi trattenere il respiro
poi c'è stato un terribile rumore telefonico
una voce ha detto questo numero non è più attivo
che meraviglia ho pensato posso ancora chiamare
non hanno assegnato il suo numero a un'altra persona malgrado
due anni di assenza per morte.







RESPONSABILITA’

È responsabilità della società accettare che il poeta sia un poeta
È responsabilità del poeta essere una donna
È responsabilità del poeta stare agli angoli delle strade
consegnando poesie e volantini scritti mirabilmente
o volantini dalla retorica esasperata
inguardabili
È responsabilità del poeta essere pigro andare in giro a vaticinare
È responsabilità del poeta non pagare tasse destinate alla guerra
È responsabilità del poeta entrare e uscire da torri
d’avorio e bilocali in periferia
e campi di granoturco e accampamenti militari
È responsabilità del poeta maschio essere una donna
È responsabilità del poeta femmina essere una donna
È responsabilità di chi è poeta affermare la verità contro il potere come dicono
i Quaccheri
È responsabilità di chi è poeta imparare la verità da chi non ha potere
È responsabilità del poeta dire molte volte: non c’è
libertà senza giustizia e questo significa giustizia
economica e giustizia degli affetti
È responsabilità del poeta cantarlo in tutte le chiavi
originali e tradizionali in cui si cantano e dicono le poesie
È responsabilità del poeta ascoltare le chiacchiere e rimetterle
in giro come i cantastorie che travasano il racconto della vita
Non c’è libertà senza paura e coraggio. Non c’è
libertà se non continuano
la terra e l’aria e l’acqua e se non continuano
anche i bambini
È responsabilità del poeta essere una donna sorvegliare
il mondo e gridare come Cassandra ma stavolta
essere ascoltata.




selezione poetica e immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio