mercoledì 23 marzo 2016

«Ho guardato placide greggi e ho ricevuto sul capo il sole e la pioggia, sono stato femmina in calore, il gatto che gioca per strada, sono stato sole e luna, perché la vita non basta»








                                                          (Lorenzo Lippi)


Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.

 Fernando Pessoa, 1° aprile 1932



                                                                   (Looking in world, David Houk)





Odio sincero
Si mente per due motivi
Per far del male o per paura
Quando me lo dicesti eri sincero
Pure non mi svelasti
Che m’odiavi
Che a saperlo subito avrei
Trascorso meglio gli altri giorni miei
Quei due che rimanevano in agenda
Prima di finir sotto la tua accetta
Uno lo avrei trascorso in riva al lago
E l’altro, con il mio amor, oh,
Fedifrago.

Rosa La Camera


                                                              (Giovanni Bellini Allegoria Prudenza e Menzogna, 1490) 



C'era una volta, là
dalle parti di Chissà,
il paese dei bugiardi.
In quel paese nessuno
diceva la verità,
non chiamavano col suo nome
nemmeno la cicoria:
la bugia era obbligatoria.
Quando spuntava il sole
c'era subito una pronto
a dire: "Che bel tramonto!"
Di sera, se la luna
faceva più chiaro
di un faro,
si lagnava la gente:
"Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente".
Se ridevi ti compativano:
"Poveraccio, peccato,
che gli sarà mai capitato
di male?"
Se piangevi: "Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa.
Deve avere i milioni nella testa".
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino.
Fare diverso non era permesso,
ma c'erano tanto abituati
che si capivano lo stesso.
Un giorno in quel paese
capitò un povero ometto
che il codice dei bugiardi
non l'aveva mai letto,
e senza tanti riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e pera la pera,
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall'oggi al domani
lo fecero pigliare
dall'acchiappacani
e chiudere al manicomio.
"E' matto da legare:
dice sempre la verità".
"Ma no, ma via, ma và ..."
"Parola d'onore:
è un caso interessante,
verranno da distante
cinquecento e un professore
per studiargli il cervello ..."
La strana malattia
fu descritta in trentatré puntate
sulla "Gazzetta della bugia".
Infine per contentare
la curiosità
popolare
l'Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel "giardino zoo-illogico"
(anche quel nome avevano rovesciato ...)
in una gabbia di cemento armato.
Figurarsi la ressa.
Ma questo non interessa.
Cosa più sbalorditiva,
la malattia si rivelò infettiva,
e un po' alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo
della verità.
Dottori, poliziotti, autorità
tentarono il possibile
per frenare l'epidemia.
Macché, niente da fare.
Dal più vecchio al più piccolino
la gente ormai diceva
pane al pane, vino al vino,
bianco al bianco, nero al nero:
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente,
e chi non mi crede
non ha capito niente.

G. Rodari







All’olandese Han Van Meegeren va il merito di aver fatto rivivere il genio di Veermer in uno dei processi più famosi della storia. Il lavoro di questo falsario è stato scoperto dopo la seconda guerra mondiale, quando si trovò un Johannes Vermeer, intitolato Cristo e l’adultera, nella raccolta del generale nazista Hermann Goering, che lo aveva acquistato per 256.000 dollari da Van Meegeren. Subito l’olandese fu accusato di aver tentato di vendere un tesoro nazionale olandese, collaborando con il nemico. Di fronte alla possibilità della pena di morte, Van Meegeren confessò di aver falsificato il dipinto.





Che privilegio la paura,
quando si fa chiamare,
quando mi costringe a tenere per mano una notte insonne
e mi domanda se convincerò l’alba ad arrivare prima.
Non posso far vagabondare il mio sguardo,
mentendo sul silenzio chiuso in questo spazio,
perché in fondo so
che posso farmi compagnia.
 Anna Pizzato

                                                                 (Mei Bernardino La verità svelata dal tempo)


Oggi ti dico di no, ma è una bugia.
Anche se non lo saprai mai. Ma lo so io.
Tu vai via col tuo no, io resto qua con la voglia di dire si.
Si.
Ecco, l'ho detto.
Anche se non sei qua a sentirlo.
Si a tutte le volte che ti ho guardato dormire,
trattenendo la voglia di sfiorare il tuo naso
col mio dito.
Si ai tuoi passi sicuri verso di me che corro per raggiungerti
mentre tu con un gesto mi dici di rallentare
che fretta non c'è.
Si alla tua mano che mi versa il vino
e io svuoto il bicchiere
e trovo il coraggio di dire quello che devo dire...
Devo dire no.
Oggi ti dico di no. Ma è una bugia.
Rossella Tomasello

Icilio Federico Joni, il principe dei falsari


 
Tra il 1866 e il 1946 vive Icilio Federico Joni, il principe dei falsari senesi. La sua vita non ha un inizio semplice: figlio illegittimo viene esposto alla ruota dei trovatelli per poi finire di casa da una povera zia della madre. Non appena l’età lo consente, viene iniziato all’arte della doratura prima, e del restauro poi, presso una bottega senese, dove, grazie soprattutto al suo notevole talento naturale, può apprendere rapidamente le tecniche artigiane e apprezzare la raffinata qualità di alcune opere prodotte dai pittori toscani del Trecento e del Quattrocento.

La sua capacità tecnica nella ricostruzione estetica delle parti mancanti del dipinto lo rendono noto nel settore e gli ispirano la realizzazione dei primi falsi. Inizia a realizzare le sue opere, rifacendosi ai grandi maestri del tardo medioevo e primo Rinascimento: Duccio di Buoninsegna, Pietro Lorenzetti, il Sassetta, il Beato Angelico, Sano di Pietro, Filippo Lippi, e i più recenti Mantenga.


Selezione poetica e immagini a cura di Adele Musso e Fabrizio Sapio.


11 commenti:

  1. Bella la falsità che poi si svela,bello come un gioco anche se finisce male, ma si sa, che nell'arte anche l'orrido attrae.

    RosaL.

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  2. Che bella pagina ricca di spunti di riflessione e immagini. Togliere la maschera, mostrare il vero volto, lasciare che verità e bugie si mescolino nel gioco della vita. Bravi!
    Nina

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    1. grazie Nina! E' un tema intrigante e ci è piaciuto giocare.

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  3. Mi piace l'alternanza degli autori, che rende piacevole la lettura a chi come me non ha dimestichezza con i versi. (l'emoticon ha le gambe corte)

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  4. Non mi piacciono per niente, e se dico niente è niente! Né i quadri né un solo verso trovo da salvare, mi dispiace solo che avrete già capito che spudoratamente vi ho mentito.

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  5. per un attimo ci ho pure creduto!

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  6. Grazie ai poeti che ci hanno offerto i loro versi! Speriamo di aver stuzzicato la vostra curiosità con delle notizie che a noi ci hanno davvero intrigato.

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