mercoledì 29 luglio 2015

la cerimonia dell'amore






 


F.GARCIA LORCA

GACELA DEL AMOR IMPREVISTO (DIVAN DE TAMARIT)

Nadie comprendía el perfume
de la oscura magnolia de tu vientre.
Nadie sabía que martirizabas
un colibrí de amor entre los dientes.
Mil caballitos persas se dormían
en la plaza con luna de tu frente,
mientras que yo enlazaba cuatro noches
tu cintura, enemiga de la nieve.

Entre yeso y jazmines, tu mirada
era un pálido ramo de simientes.
Yo busqué, para darte, por mi pecho
las letras de marfil que dicen siempre.

Siempre, siempre: jardín de mi agonía,
tu cuerpo fugitivo para siempre,
la sangre de tus venas en mi boca,
tu boca ya sin luz para mi muerte.

(
Nessuno capiva il profumo
dell'oscura magnolia del tuo ventre.
E nessuno sapeva del martirio
di un colibrì d'amore fra i tuoi denti.

Mille cavallini persiani dormivano
nella piazza con luna della tua fronte,
mentre per quattro notti io cingevo
la tua vita,nemica della neve.

Il tuo sguardo,fra gelsomini e gesso,
era un pallido fascio di sementi.
Per dartele,ho cercato sul mio petto
le cifre bianche che dicono sempre.

Sempre,sempre:giardino d'angonia,
il tuo corpo fuggitivo per sempre,

il sangue delle tue vene nella mia bocca,
la bocca tua ormai scura per la mia morte.)





 
PABLO NERUDA SONETO XCII
Amor mío, si muero y tú no mueres,
no demos al dolor más territorio:
amor mío, si mueres y no muero,
no hay extensión como la que vivimos.

Polvo en el trigo, arena en las arenas
el tiempo, el agua errante, el viento vago
nos llevó como grano navegante.
Pudimos no encontrarnos en el tiempo.

Esta pradera en que nos encontramos,
oh pequeño infinito! devolvemos.
Pero este amor, amor, no ha terminado,

y así como no tuvo nacimiento
no tiene muerte, es como un largo río,
sólo cambia de tierras y de labios.
(Amor mio, se muoio e tu non muori,
amor mio, se muori e io non muoio,
non diamo al dolor più territorio:
non v'è estensione come quella che viviamo.

Polvere nel frumento, arena nelle arene
il tempo, l'acqua errante, il vento vago
ci portò come grano navigante.
Potuto avremmo non trovarci nel tempo.

Questa prateria in cui noi ci trovammo,
oh piccolo infinito! restituiamo.
Ma questo amore, amor non è finito:

così come non ebbe nascimento
morte non ha, è come un lungo fiume,
cambia solo di terre e di labbra.)














Cerimonia finale del tè

Bene!
(preparo il tè per due)

nel cuore dico che ti amo;
forse t’amo – forse,
ma anche il gesto sicuro
si confonde per  lo sguardo obliquo della tua violenza
(il cucchiaino semina il tè nella teiera
e sciaborda spezzandosi  
di cirri d’oro che l’acqua sfilaccia)

perché  mi ostino ad amare
ciò che divora, ciò che affanna ?
(sbocconcello una tartina con marmellata
e dolci smembramenti sbriciolano
il  vuoto biscotto della speranza)

scorgo appena le briciole e sono stata anch’io piccola
per dare spazio a te,
mi facevo minuscola senza sforzo, e in ascolto
per sentirti dentro
attenta che tu non mi facessi male.

Non ti voglio amare più,  cioè non posso
(sagace fruga nello zucchero, il tuo cucchiaino,
cerchi gli echi dei giunchi
dove dilaga il vento,
ma trovi solo stretti freddi diamanti opachi)

che fai, se dico che ti amo?
(metti un cucchiaino di zucchero)
mi ami
( metti due cucchiaini)
che fai, se dico che non ti amo?
( metti un altro cucchiaino di zucchero)
mi ami
(il quarto)

Che dolcezza eccessiva, a parole!
Ma poi mi dai  un ceffone
proprio quando vorrei offrirti un occhio che si apre
sulla tua cecità marmorea
mentre offro il collo di docilissima vittima
della tua gelosia arrogante.

Tiepida come l’apatia
la tazza del mio tè
riflette la mia anima
come il solito spiritoso specchio
che sbatte in superficie
quanto sta affogando sul fondo
e non ritrae me stessa
ma l’effetto che produco
abbandonata in un canto come una cosa.

Bene!

Hai finito il tuo tè
ho concluso la tua vita
ho terminato l’arsenico dei topi
ho lasciato la mia   
ho interrotto il tempo illuso dai riti
ho ucciso l’occhio pieno di colori che chiedevano di  volare
ho incrinato le tazze del tè
ho corroso lo specchio
esaurito l’inchiostro
fermato la tua mano…
ho provato il gusto tannico della morte.         

Sofia  P.  Bazori

Selezione poetica a cura di Fabrizio Sapio
Selezione immagini Adele Musso
 

 




mercoledì 22 luglio 2015

Quello che non vedesti e che io vedo, immerso nel tuo profondo, preziosissimo.





  PEDRO SALINAS (LA VOZ A TI DEBIDA)
Se puede vivir en nidos,
como las aves querrían.
Se puede vivir en pechos
como quieren
acabar las violetas
y los amores impares.

Se puede vivir en llamas,
cuando se quema un papel
y ya no quedan palabras
sino luz resplandeciente.

Se puede vivir, también,
a veces viven las vidas,
bajo los techos, en casas,
o en veletas, como el aire.

Pero nosotros vivimos
un día dicha sin nidos,
sin techos y sin veletas.
Viviéndola
en un color verde, en un
color verde sobre ruedas.















Juan LARREA
Fórmulas

Dalla mia finestra vedo
alla luce teorematica del lampione qua di fronte
Passare i problemi
nelle loro formule.
Sono le formule che passano
 in gabbie di rette e curve
Con etichette di flaconi di farmacia
 sulle loro fronti F4 H3 W R7 C14 J6.
Si inabissano
doppiando l’angolo di notte
spinte da un gran vento
Che le scompone,
e al buio si combinano
nuove curve e nuove rette.
Passano le somiglianze
i loro schematismi lineari
eretti o piegati,
Io stesso sono appena passato.
Mi sono riconosciuto nell’essenziale
e nella mia grande etichetta farmaceutica
J25 L5 C1919.



CONCHA MENDEZ     (Lluvias enlazadas)

Me gusta andar de noche las ciudades desiertas,
cuando los propios pasos se oyen en el silencio.
Sentirse andar, a solas, por entre lo dormido,
es sentir que se pasa por entre un mundo inmenso.
Todo cobra relieve: una ventana abierta,
una luz, una pausa, un suspiro, una sombra...
Las calles son más largas, el tiempo también crece.
¡Yo alcancé a vivir siglos andando algunas horas!


selezione poetica a cura di Fabrizio Sapio, immagini selezionate da Adele Musso.